Strage Castel d'Azzano, Maria Luisa Ramponi lascia ospedale, trasferita in carcere: aveva fatto esplodere cascina uccidendo 3 carabinieri

La 59enne accusata di aver innescato l’esplosione di Castel d’Azzano lascia l’ospedale e va in carcere. Migliorano le condizioni: interrogatorio fissato per il 4 dicembre

Maria Luisa Ramponi, la 59enne che fece esplodere la propria cascina, in cui abitava insieme ai due fratelli a Castel d'Azzano (VR), uccidendo 3 carabinieri, è stata trasferita dall'ospedale di Borgo Trento alla Casa Circondariale di Montorio.

Strage Castel d'Azzano, Maria Luisa Ramponi lascia ospedale, trasferita in carcere: aveva fatto esplodere cascina uccidendo 3 carabinieri

Dopo 47 giorni di ricovero all’ospedale di Borgo Trento, a Verona, Maria Luisa Ramponi è stata dimessa e trasferita nella Casa Circondariale di Montorio, dove sono già detenuti i fratelli Dino e Franco. La donna, 59 anni, è accusata di aver innescato materialmente l’esplosione del casolare di famiglia a Castel d’Azzano lo scorso 14 ottobre, provocando la morte dei carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello e il ferimento di altre 26 persone.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, al momento della deflagrazione Ramponi si trovava dietro due bombole di gas. I militari, che poco prima le avevano intimato di lasciare l’accendino, la bloccarono a terra subito dopo l’esplosione e le prestarono i primi soccorsi. Le ustioni riportate l’hanno costretta a due settimane di terapia intensiva e a un successivo lungo periodo nel reparto grandi ustionati. Inizialmente confusa e disorientata, nelle ultime settimane le sue condizioni cliniche sono migliorate al punto da permettere il trasferimento in carcere, dove proseguirà le cure nell’infermeria interna.

Giovedì 4 dicembre è fissato l’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Carola Musio. Il legale della donna, Alessandro Ballottin, ha riferito di averla trovata “più lucida e in grado di sostenere ragionamenti”, pur ancora molto provata fisicamente.

Parallelamente, le indagini coordinate dal sostituto procuratore Silvia Facciotti proseguono con nuovi approfondimenti tecnici. La procura ha conferito l’incarico a Danilo Coppe, esperto in esplosivi, che dovrà ricostruire nel dettaglio la dinamica della tragedia: avrà 90 giorni per consegnare la relazione. Oltre all’accusa di strage, i fratelli Ramponi sono indagati per detenzione di materiali esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento ai danni dei vicini.

Secondo gli investigatori, la donna non avrebbe potuto agire da sola: i fratelli avrebbero introdotto otto bombole di gas nell’abitazione e collocato due molotov artigianali sul tetto. Una tesi ritenuta credibile anche dal tribunale del Riesame di Venezia, che ha definito l’evento frutto di una “considerevole organizzazione di mezzi”, rigettando la richiesta di misure cautelari alternative per Dino e Franco Ramponi.