Garlasco, a gennaio 2017 48 ore di chiamate “anomale” tra Sapone, Sempio e i suoi avvocati, ipotesi “trattativa” informale per archiviazione

A insospettire gli inquirenti è soprattutto il fatto che quelle comunicazioni avvengano in un momento in cui, formalmente, non vi erano motivi procedurali per un dialogo così diretto tra un investigatore e un soggetto ancora indagato per omicidio. Secondo la procura di Brescia, la dinamica dei contatti potrebbe collegarsi a una presunta donazione di denaro, stimata tra i 20 e i 30 mila euro, che sarebbe stata versata per favorire la rapida archiviazione della posizione di Sempio

È la seconda metà di gennaio 2017 quando attorno alla posizione di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, prende forma un intreccio di contatti tra lui, i suoi avvocati e Sapone che oggi i magistrati definisconoanomaloe potenzialmente legato a unatrattativainformale mai ammessa. È da questa rete di comunicazioni, ricostruita dai tabulati, che si muove l’inchiesta dei pm di Brescia. Secondo gli inquirenti, dietro quel vortice di chiamate si celerebbe una presunta donazione in denaro di 20/30 mila auro per accelerare l’archiviazione della posizione del giovane, oggi unico indagato nell’omicidio di Chiara Poggi.

Garlasco, a gennaio 2017 48 ore di chiamate “anomale” tra Sapone, Sempio e i suoi avvocati, ipotesi “trattativa” informale per archiviazione

I magistrati bresciani stanno analizzando nel dettaglio una serie di telefonate concentrate nell’arco di 48 ore, ritenute anomale per volume e per tempistica. A insospettire gli inquirenti è soprattutto il fatto che quelle comunicazioni avvengano in un momento in cui, formalmente, non vi erano motivi procedurali per un dialogo così diretto tra un investigatore e un soggetto all’epoca, come oggi, ancora indagato per omicidio.

I contatti, rilevati dai tabulati, mostrano un comportamento definito “atipico” dagli inquirenti: chiamate ripetute, mancati agganci, un via vai di telefonate che non trova riscontro in atti ufficiali o esigenze investigative note.

Nel giro di mezz’ora, il telefono fisso della Procura e il cellulare privato del luogotenente Silvio Sapone contattano più volte Andrea Sempio, senza ottenere risposta. Nello stesso intervallo, emerge unici segnali in uscita dal legale del giovane, Massimo Lovati, che tenta di raggiungerlo due volte. A seguire, un ulteriore tentativo di Sapone.

Quando il luogotenente viene interrogato dai pm, afferma di “non ricordare” le ragioni di quelle chiamate. Una giustificazione che gli inquirenti considerano insufficiente a dissipare i dubbi sull’effettiva natura di quei contatti.

Il giorno successivo, una domenica, il traffico telefonico si fa ancora più intenso. Tra le 17.25 e le 18.13, Sempio parla più volte con i suoi avvocati e si confronta con Sapone in una conversazione di oltre cinque minuti, seguita da un altro scambio e perfino da un sms. La successione ravvicinata delle chiamate viene ritenuta dagli investigatori una possibile conferma dell’esistenza di una regia coordinata.

I protagonisti di quelle comunicazioni – i legali Soldani e Lovati, oltre allo stesso Sapone – interrogati dai pm dichiarano di “non ricordare nulla del perché di quei contatti”. Una memoria ritenuta dagli inquirenti singolarmente carente, soprattutto in relazione a un arco di tempo così ristretto e a un volume di chiamate così consistente.

Secondo la procura di Brescia, la dinamica dei contatti potrebbe collegarsi a una presunta donazione di denaro, stimata tra i 20 e i 30 mila euro, che sarebbe stata versata per favorire la rapida archiviazione della posizione di Sempio.