Prezioso il discorso di Papa Leone XIV in Turchia. Un Pontefice che consolida ponti di pace e di cooperazione su principi universali condivisi

Come ci si possa incontrare su valori comuni anche se si appartiene a culture e religioni differenti. La comprensione quale via di sviluppo

Il discorso di Papa Leone XIV ad Ankara di oggi 27 novembre è un esempio di umanesimo cristiano e di ottimo esercizio del ruolo pontificale che compete al successore di San Pietro. Un esempio per tutti. Analizziamo alcuni preziosi suoi dettagli. In primo luogo è da apprezzare il coraggio spirituale di Papa Leone che ha parlato di Vangelo, di Cristo e nel contempo ha aperto spazi comuni di cooperazione fra l'Occidente cattolico e la Turchia islamica: la difesa della famiglia, la custodia del creato e l'operare sollecito per la pace e per le difficoltà del popolo palestinese. Papa Leone ha invocato Dio avvicinando gli attributi coranici di "clemente e misericordioso" con gli attributi biblici di "lento all'ira e ricco di grazia" (Esodo 34,6), segno che la spiritualità quando è profonda sa essere anche creativa, audace e innovativa. Il Pontefice ha ricordato i rapporti intensi che negli ultimi decenni la Chiesa ha sempre intrattenuto con la Turchia, considerando i viaggi papali di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI oltre all'importante esperienza turca del cardinale Roncalli, poi Giovanni XXIII. La Turchia infatti grazie a Nicea, Efeso, Istanbul (Costantinopoli) è la prima culla cattolica dove si sono tenuti i primi fondamentali Concili Ecumenici che hanno definito la dottrina cristiana fondamentale e che i cattolici condividono con gli ortodossi. Andare in Turchia per un Papa quindi è sempre anche un tornare all'origine luminosa della fede ecclesiale e dell'unità con le Chiese orientali. Andare in Turchia per un Papa è anche e sempre incontrare il Patriarca di Costantinopoli e operare per la vicinanza con i fratelli ortodossi. Papa Leone ha giustamente sottolineato l'importanza culturale, politica e internazionale della Turchia quale ponte fra oriente e occidente e fra più anime interne a se stessa e alla sua ricca storia e patrimonio spirituale. Lo stesso premier Erdogan ha ricordato come la Turchia abbia sempre tutelato il patrimonio artistico e religioso della propria nazione, anche quando cristiano e non islamico. Insomma: un grande viaggio che reca un senso di pace, di speranza e di apertura verso il futuro dimostrando come il Cattolicesimo quando è vivo e autentico sia sempre lievito di sviluppo, armonia e comprensione. Più politicamente il viaggio papale conferma la cresciuta importanza internazionale della Turchia di Erdogan: "Possa la Türkiye essere un fattore di stabilità e di avvicinamento fra i popoli, a servizio di una pace giusta e duratura". Il Cattolicesimo ha sempre unito misticismo, metafisica a pragmatismo e realismo e Papa Leone è un Papa giustamente pratico e realistico. La speranza va coltivata dentro la realtà e non in mondi utopistici e aerei. Il discorso papale mi ha ricordato gli interventi di un suo predecessore: Pio XII: "con la pace tutto è possibile, con la guerra tutto è perduto". Un incontro che ha dimostrato come possano talvolta bastare pochi gesti per aprire scenari nuovi e migliorativi. Nello Spirito tutto è veramente possibile mentre come ha ricordato il Pontefice le attuali dinamiche conflittuali non possono non rivelarsi auto-distruttive e senza soluzione. Il Papa ha infatti ricordato che le migliori energie umane, sociali e politiche andrebbero indirizzate verso l'unica guerra giusta e necessaria e comune: quella contro la povertà, l'ignoranza, l'arretratezza. Un discorso che fa bene al cuore e alla mente di tutti coloro che vogliano veramente ascoltare. Il ricordo di Nicea (325) e la lezione dell'imperatore Costantino sono ancora molto attuali: che il potere garantisca la libertà di culto di tutti e per tutti e le società ritrovino coesione ed equilibrio nel rispetto e nell'impegno su valori comuni.