Il 25 novembre contro la violenza di genere, il silenzio e la paura: la lunga battaglia delle donne per affermare libertà e dignità

Ogni 25 novembre il grido è sempre lo stesso: "basta violenza sulle donne, basta abusi, violenze fisiche, stupri psicologici". Anche quest'anno i dati parlano chiaro: a fronte di un numero costante di femminicidi, la violenza fisica e sessuale sulle donne è aumentata. E c'è chi fa ancora resistenza sulla possibilità di un'educazione sessuo-affettiva

In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa. Nella maggior parte dei casi, il carnefice è il partner o l’ex. Questi numeri non sono solo statistiche: sono vite spezzate, famiglie distrutte, silenzi che gridano giustizia.

I numeri della violenza

Secondo l’ISTAT, nel 2024 oltre 100 donne sono state vittime di femminicidio. Ma la violenza non è solo fisica: è psicologica, economica, verbale. Molte donne vivono in una prigione invisibile, temendo di denunciare per paura di ritorsioni o per mancanza di supporto.

Perché accade?

La radice della violenza di genere affonda in stereotipi culturali, nella mancanza di educazione affettiva, e in una società che troppo spesso minimizza o giustifica comportamenti abusivi. La gelosia non è amore. Il controllo non è protezione.

Cosa possiamo fare?

● Educare fin dalla scuola al rispetto e all’empatia;
● Rafforzare le leggi e i centri antiviolenza;
● Rompere il silenzio: ogni voce conta.

Un appello ai giovani

La violenza non è un destino. È una scelta. E può essere fermata. Ogni gesto di rispetto, ogni parola di supporto, ogni denuncia è un passo verso una società più giusta.