Urbanistica Milano, il rito ambrosiano: così fan tutti, dal dopo-guerra al dopo-Covid; l'abuso edilizio diventato normalità

Si dice, la leggenda così narra che, oltre un terzo del territorio edificato della grande città civile sia abusivo, la necessità di un "patto tra gentiluomini" che negli anni della grande immigrazione (anni '60/'70), amministratori e costruttori stipularono per soddisfare l'enorme esigenza di abitazioni, necessaria al trionfo industriale della città

Si dice, la leggenda così narra che, oltre un terzo del territorio edificato della grande città civile sia abusivo, la necessità di un "patto tra gentiluomini" che negli anni della grande immigrazione (anni '60/'70), amministratori e costruttori stipularono per soddisfare l'enorme esigenza di abitazioni, necessaria al trionfo industriale della città. Si diceva che i piccoli e grandi abusi erano poca cosa rispetto alla necessità primaria, milanese: il profitto. Tempi lontani, come la lotta tra poveri e capitalisti in Miracolo a Milano, troppa acqua è passata sotto i ponti dei Navigli, troppe ere si sono succedute e nell'ordine è scomparsa: l'industria, l'immigrazione autoctona, un' idea poto-riformista della città, la prima giunta di centro-sinistra d'Italia. Le ere geologiche si sono stratificate come momenti incompatibili e irreversibili della storia, i partiti si sono estinti, è rimasto l'antico sentimento, la mamma di tutte le zone grigie del pensiero italico e meneghino: la furbizia edilizia. L'occasione fa l'uomo ladro, e quindi saremmo una nazione di galeotti ma, ogni capziosa interpretazione consente l'escamotage che generalmente va a vantaggio dell'operatore economico, e dunque del costruttore-palazzinaro. Il rito ambrosiano ci sembra l'infanzia, ingenua dell'abusivismo edilizio, un peccato veniale nato per necessità, ma trasformatosi in un circuito consolidato, stabilizzato, l'emergenza che diventa norma, e in Italia le emergenze non mancano mai.

Imprese, faccendieri, architetti, consulenti, fanno a gara per rendere quando sembrerebbe naturale e condivisibile: ridurre i tempi e dunque i costi, facendo risparmiare utenti e imprenditori. Naturalmente non sempre è così: nella fattoria degli animali, ci sono alcuni di loro che sono "più uguali" degli altri, come dice la magistratura che deve fare il suo lavoro, ma non ha capito che scegliere un architetto è una libertà imprescindibile di ogni costruttore anche se "a pensar male"... L'urbanistica coinvolge tutti i cittadini, nessuno escluso, povero, ricco, finto povero, finto ricco, tutti hanno avuto a che fare con "i misteriosi uffici" , un vero porto delle nebbie, per consegnare il disegnino del soggiorno accorpato dalle due stanze che componevano tinello e salotto, che so, fare un edificio di otto piani sopra un semplice deposito, considerandolo un ampliamento, oppure creare una torre nel cortile dove giocavamo a pallone. Qualcosa è successo se migliaia di famiglie piangono per questa catastrofe, avendo "acceso" mutui per appartamenti che non vedranno mai la luce. Chi pagherà? Chi ha rilasciato le concessioni, la torbida commissione del paesaggio, i soliti plutocrati del mattone? Alla fine nessuno, resteranno col cerino in mano solo quelli che non hanno più i daneé per far rispettare diritti, ormai acquisiti, e nessuno si assumerà qualche barlume di responsabilità.

Vorrei fare una provocazione intellettuale e culturale: eliminiamo il PGT, e facciamo fare quello che vogliono a tutti gli illuminati i predatori, come hanno sempre fatto, ma almeno chiediamo gli oneri per tutti abusi che hanno commesso, o commetteranno, non sarà morale ma almeno le dissanguate casse della nobile città padana, avranno di che gioire.

Di Maurizio De Caro