Genova, esclusa la pista fascista nell'assalto al liceo Leonardo da Vinci, perquisite le case 9 di ragazzi
L’ipotesi più accreditata dalla Digos è che si sia trattato di un regolamento di conti per uno screzio avuto dal branco con qualcuno degli occupanti della scuola
La Digos ha perquisito le abitazioni di nove giovani - due da poco diciottenni, gli altri tutti minorenni - sospettati di essere gli autori del blitz al liceo scientifico Leonardo da Vinci, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 ottobre scorsi. Sono accusati a vario titolo di violenza privata, danneggiamento aggravato, imbrattamento, possesso di oggetti atti a offendere, accensioni ed esplosioni pericolose. La scuola di via Arecco era occupata da un paio di giorni e quando è avvenuto l’assalto era in corso una festa organizzata dagli studenti che protestavano per quanto avveniva a Gaza e per rivendicare migliorie da apportare al loro istituto.
Gli agenti, su ordine della Procura e della Procura per i minorenni di Genova, nelle case degli indagati hanno trovato - e sequestrato - capi di abbigliamento definiti «compatibili con quelli indossati da chi quella notte era entrato con la forza nel liceo» (immortalati dalle telecamere esterne e anche in alcuni video girati dai liceali presenti in quegli istanti). Il branco aveva devastato parecchie cose, anche nell’ufficio del preside Riccardo Brugia. Danni che avevano richiesto diversi giorni per rendere nuovamente agibile la struttura scolastica e riprendere le lezioni. Nell’immediato si era parlato di un’aggressione fascista ed erano state organizzate manifestazioni per condannare l’accaduto, ma proprio la Digos ammette di non aver trovato alcun riscontro circa una possibile matrice neofascista del blitz. Quindi per ora è impossibile provarla. E per questo motivo ai giovani perquisiti sono stati sequestrati anche telefonini e computer. Nessuno di loro, però, è conosciuto dalle forze dell’ordine per simpatie con i movimenti di destra. Sono nella stragrande maggioranza italiani e vanno tutti a scuola (non al da Vinci): abitano in diversi quartieri della città - dalla Foce a Nervi, da Sampierdarena a Pra’ - ma anche a Sori. Il loro punto di incontro sono i giardini di Brignole, dove è probabile sia stato pianificato l’assalto.
L’ipotesi più accreditata del movente, smontato lo stampo fascista, potrebbe essere un regolamento di conti dopo lo screzio avuto con qualcuno degli occupanti dello scientifico. Per vendicarsi, il branco ha deciso di far saltare la festa organizzata dai ragazzi e di spaccare tutto quello che trovava a portata di mano. Gesti di cui i responsabili pagheranno le conseguenze, dato che la Procura e la Procura per i minorenni, all’indomani dell’assalto della notte tra il 25 e il 26 ottobre, avevano aperto un fascicolo per danneggiamento aggravato e si erano riservate di valutare l’ipotesi di apologia di fascismo perché era stata disegnata una svastica su un muro. E perché uno degli aggressori, secondo i testimoni, aveva inneggiato al duce. Ma dopo le prime identificazioni, nessuno dei presunti responsabili che era stato individuato era risultato noto per appartenenza o vicinanza al mondo dell’estrema destra: e le perquisizioni di ieri, secondo quanto trapela da fonti investigative, hanno confermato l’inesistenza di elementi che possano ricondurre a una matrice politica dell’assalto.
Anche se i nove indagati - ma ai loro nomi potrebbero aggiungersene altri - non sono uniti da un’ideologia politica, presentano degli elementi identificativi: hanno capelli rasati ai lati, indossano tute in acetato dalle quali fanno spuntare vistose catene. Un look da maranza.