Shock vaccini: la verità nascosta dietro infarti e polmoniti? Il silenzio che fa tremare le redazioni
Mentre Puente grida “nessuna prova”, i dati globali raccontano altro: casi rari, sì, ma non inesistenti
Davide Puente, penna di Open, scrive indignato: “Nessuna evidenza collega i vaccini anti-Covid a polmoniti interstiziali”. Eppure il suo articolo, nel tono da crociata contro “complottisti e bufale”, dimentica un piccolo dettaglio: la scienza non è propaganda, e i dati non vanno selezionati come figurine.
Sì, è vero: nessuno studio solido ha provato un legame diretto tra vaccini e polmoniti interstiziali. Ma ignorare completamente le segnalazioni cliniche è altrettanto fuorviante. In letteratura, diversi casi isolati descrivono reazioni infiammatorie polmonari post-vaccino, tutte documentate su riviste come Respiratory Medicine Case Reports e Frontiers in Medicine. Non una condanna, ma un segnale di sorveglianza, che Puente evita di menzionare.
E sugli infarti? L’Agenzia Europea del Farmaco e il CDC americano ammettono un rischio “molto raro” di miocarditi e pericarditi dopo vaccini a mRNA, specialmente nei giovani maschi. Non una bufala da social, ma un dato ufficiale: circa 4 casi su un milione di dosi. Eppure, nel pezzo di Puente, il rischio scompare dietro il mantra “nessuna prova”.
E i carcinomi, il grande spauracchio dei complottisti? Qui Puente avrebbe potuto chiudere il cerchio: ad oggi non vi è la certezza di un legame tra vaccini e tumori, conferma il National Cancer Institute. A Puente conviene di più gettare delle negazioni secche, il famoso "dubbio" del cronista è moda passata.
Morale: chi urla “fake news” dovrebbe prima rileggere i dati. La fiducia nella scienza non si impone, si guadagna — e si difende anche raccontando tutta la storia, non solo quella che rassicura.