Genova, si invaghisce di una donna conosciuta sui social e la corteggia per un anno, condannato per stalking

L'uomo si appostava davanti al lavoro di lei e le inondava i social di messaggi d'amore e di proposte di appuntamento. La vittima si è impaurita e lo ha denunciato

Una molestia continua che aveva creato uno stato di ansia e paura nella vittima. Anche se quelle dell'uomo non erano minacce, ma corteggiamenti un po' troppo pressanti. Soprattutto perché lei non ne voleva sapere di lui. Per questi motivi un giudice ha condannato un trentacinquenne enne a un anno di reclusione in abbreviato.

L’uomo qualche anno fa aveva conosciuto sui social una coetanea. Come lei stessa ha raccontato ai carabinieri i contatti erano stati per lungo tempo amichevoli e tranquilli finché, alla fine di gennaio dell’anno scorso lui ha cominciato a contattarla in modo insistente, a farsi vedere davanti al negozio dove la donna lavora come commessa. Diverse volte era entrato nel negozio, fingendo di fare acquisti. Nel frattempo aveva cominciato a bombardarla di messaggi d’amore, sia su whatsapp sia su Instagram, tanto che lei lo aveva bloccato ovunque. Poi le mail, piene di complimenti e proposte, infine era riuscito a contattarla anche su Telegram. Lei lo aveva avvertito di smetterla se voleva evitare una denuncia, ma lui ha continuato. La donna ha raccontato che queste molestie quotidiane via social, insieme alla presenza, anche tutti i giorni davanti al posto di lavoro, l’avevano spaventata al punto che a un certo punto la vittima si faceva accompagnare al lavoro da una delle colleghe.

Dopo la denuncia il 35enne era stato destinatario di un divieto di avvicinamento da parte del gip, poi revocato. La procura di Genova a marzo di quest’anno aveva chiesto il giudizio immediato. Lui, insieme al suo avvocato, ha chiesto l’abbreviato che consente di ottenere uno sconto di pena fino a un terzo. Per il giudice “l’imputato ha corteggiato la donna in modo petulante, quasi ossessivo” configurando così il reato di stalking anche se, come ha confermato la donna, “non è mai stato aggressivo o minaccioso”. Per questo la pena è stata più lieve rispetto ad altre forme di atti persecutori. Ma, come ha scritto il ggip nella sentenza “il reato di atti persecutori può essere integrato anche in assenza di condotte violente o minacciose. Peraltro, la Cassazione ha precisato che il reato può essere integrato anche a seguito di due sole condotte moleste, purché costituiscano un’interferenza nella vita privata della persona offesa, con caratteristiche di insistenza  correlata a precisi effetti psichici quali ansia, paura o timore suscitati nella vittima fatta oggetto degli atti persecutori“.

Il 35enne è stato condannato a un anno di carcere con la sospensione condizionale a condizione che svolga un percorso di recupero in una delle associazioni che si occupano della ‘rieducazione’ degli uomini maltrattanti.