Moncalieri, amici del 15enne torturato organizzano spedizione punitiva, la vittima: “Quegli altri hanno finito di vivere”

A Moncalieri cresce la tensione in seguito al sequestro e alle torture subite da un ragazzo di 15 anni, affetto da fragilità psico-emotive, da parte di tre coetanei – due ragazzi e una ragazza di 15 e 16 anni – nella notte di Halloween. La madre del ragazzo ha denunciato anche una possibile violenza sessuale.

Amici e conoscenti del 15enne sequestrato e torturato nella notte di Halloween a Moncalieri da tre coetanei hanno organizzato una spedizione punitiva contro gli aggressori. La vittima, che indossava un cappello per nascondere le ferite alla testa, con voce ferma ha detto: “Io sono tranquillo. Adesso sono quegli altri che hanno finito di vivere”. Parole che riflettono tanto la sofferenza quanto la tensione esplosa nel suo gruppo di amici.

Moncalieri, amici del 15enne torturato organizzano spedizione punitiva

Nelle ore successive, un gruppo di giovani – amici e conoscenti della vittima – si è radunato davanti alla casa di uno degli indagati, con l’intento di organizzare una spedizione punitiva. “La deve pagare”, dicevano alcuni di loro. La situazione è rimasta invariata fino all’arrivo di carabinieri e polizia locale, che hanno presidiato la zona per evitare scontri. Solo quando si è diffusa la voce che l’indagato non fosse in casa, il gruppo si è disperso.

Un episodio analogo era già avvenuto nei giorni precedenti, quando alcuni parenti della vittima si erano presentati sotto l’abitazione di un altro dei ragazzi coinvolti. Anche in quell’occasione l’intervento delle forze dell’ordine aveva evitato il peggio.

L’allarme degli inquirenti e l’appello del sindaco

Gli investigatori temono che nuovi raid o azioni di vendetta possano ripetersi, alimentando una spirale di violenza tra giovani. Il sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna, ha espresso grande preoccupazione:

Provo grande inquietudine per quello che è successo. Mi sembra una guerra fra poveri: fragilità diverse che, invece di unirsi per risalire, diventano una competizione al ribasso che fa orrore. Serve un patto rinnovato tra scuola, famiglie e istituzioni. Bisogna tenere l’argine più alto.

Un clima di rabbia e paura

Intanto, sui social, alcuni componenti della cosiddetta “baby gang” avevano lanciato messaggi di derisione e minacce verso la vittima: “Ti ho messo come la mia putt***, rattone! Se ti becco in giro…”. Frasi che hanno ulteriormente esasperato gli animi.

Un investigatore dei carabinieri sottolinea come “questi ragazzi non provengano da contesti degradati, ma da famiglie apparentemente normali, con problemi di attenzione, affetto e regole”.

Nel frattempo la procura per i minorenni di Torino, guidata da Emma Avezzù, indaga anche sull’ ipotesi che sia stato commesso anche un abuso sessuale. “Si tratta di una vera e propria sopraffazione”, ha dichiarato la procuratrice.