Calabria, museo per Steven Tyler mai nato: indagini su fondi pubblici e memoria delle radici popolari

Il progetto del museo dedicato al frontman degli Aerosmith, simbolo di un legame con la classe operaia migrante, finisce sotto inchiesta

Doveva essere un luogo di memoria, un ponte tra la Calabria delle radici e l’America del sogno. Invece il museo dedicato a Steven Tyler, voce degli Aerosmith e discendente del musicista cotronellese Giovanni Tallarico, è diventato un caso giudiziario che mette in luce le ombre della gestione dei fondi pubblici e la fragilità della cultura nei piccoli comuni.

L’inchiesta della Procura di Crotone coinvolge 15 persone, tra cui l’attuale sindaco di Cotronei Antonio Ammirati, l’ex primo cittadino Nicola Belcastro e diversi dirigenti comunali. L’accusa: falso ideologico e materiale nella gestione del progetto da 1,3 milioni di euro finanziato dalla Regione Calabria.

Il museo, approvato nel 2022 e benedetto dallo stesso Tyler, doveva sorgere nel palazzo Bevilacqua, dove suo nonno Giovanni — musicista e lavoratore migrante — visse e si sposò prima di partire per l’America. Ma la sede venne spostata senza consenso, e il progetto si arenò tra ritardi e burocrazia.

Dietro la disputa emerge un tema più profondo: la difficoltà di trasformare la memoria popolare in un’eredità viva, non solo celebrativa. “Volevamo un museo che parlasse di musica e di migrazioni, non un edificio senz’anima,” spiega Nino Grassi, presidente dell’associazione culturale Steven Tyler.

Nel paese della Sila che diede i natali a un nonno con il mandolino e ispirò un nipote con la chitarra, la promessa di un museo del rock si è spenta — lasciando aperta una domanda su come, e per chi, venga scritta la memoria collettiva.