Il mondo trattiene il fiato: Burioni abbandona Facebook. Poi respira: si trasferisce su Substack. A pagamento
Non voglio più farmi sputacchiare, dice il televirologo. Ma chi è che ha sputacchiato di più in questi anni? E comunque è sicuro che non insisteranno anche altrove, per quanto pagando?
C'è una canzone di Renato Zero, “Finalmente te ne vai”: chissà perché mi veniva in mente scoprendo che il televirologo Burioni annuncia urbi et orbi la sua dipartita. Da Facebook, non temete. Lo fa con un infinito intervento su Facebook. Canto del pavone, più che del cigno: si esalta, non per niente Dagospia lo definisce “virologo ripieno di sè”, spiega che non vuole alimentare la IA, per di più gratis: vaste programme, con un acume così naturale chi ha bisogno dell'intelligenza artificiale? Sono stufo di essere una sputacchiera, dice il virologo messianico di Che tempo che fa, ma chi ha sputato di più in questi anni? Ci si chiede dove trovi il tempo per fare il medico, il professore “che mi dà da vivere bene” data la sua immanenza sui social, sempre in quel modo eccessivo, provocatorio anche in modo infantile o sgradevole, come quando irrideva in modo inqualificabile, e mai una parola di scuse, una ragazza in credito con la vita, e si vedeva: “Capisco”.
Sì, pure noi capivamo. E oggi realizziamo che il gesto drammatico, omerico, anzi cristologico di Burioni (virologo resta con noi, come faremo altrimenti?) ha poco a che vedere col dono di sé: del resto un luminare ha altri canali, se è il caso, per effondere la sua scienza & coscienza. No, qui la faccenda è molto semplice: don Burio trasloca su Substack, una piattaforma alla moda, che consente di monetizzare o almeno sperarci: “Siccome l'accesso ai miei contenuti sarà a pagamento, chi vuole sputare dovrà lasciare in ogni caso un numero di carta di credito. La quota mensile sarà irrisoria (sto cercando di capire come fare per non dovere pagare io, perché ci sono dei costi fissi sulle transazioni, penso che sarà meno di 2 euro) e non mi arricchirà certamente: servirà per ora a tenere lontani quelli che non sono interessati... Ho deciso di darmi sei mesi di prova e mi sono prefisso un numero minimo di abbonati: se prima dell'estate vedo che non è stato raggiunto, chiuderò substack prendendo atto dello scarso interesse. Per questo fate solo abbonamenti mensili e non annuali, non potrei rimborsarvi”.
Si accettano scommesse: io dico che moltissimi si iscriveranno, pagando pur di non rinunciare al piacere di continuare a sputacchiarlo, per esprimerci in burionese. Ma chi è che ce l'ha messa tutta per ottenere un simile risultato? Solo l'ultimo di una infinita serie: “Il vaccino contro il Covid è come quello dell'influenza: deve essere fatto ogni anno da persone che hanno più di 60 anni che hanno particolari vulnerabilità. Non è vero che abbia causato effetti collaterali e tutte queste cose strane (sic). Queste bugie sono pericolose per la salute pubblica”.
Lo vada a dire alle tonnellate di prove contrarie, prove provate, incluse le ammissioni di tutte le case produttrici di vaccini. Si confronti una volta, invece che con Fabio Fazio e Lucianina, con fior di scienziati che la pensano all'opposto, con dovizia di argomenti, pezze d'appoggio, dimostrazioni. Sostenere a 4 anni dalla vaccinazione planetaria che non ci sia un solo effetto avverso, è una provocazione da azione in giudizio di massa, io da paziente oncologico post vaccinale lo avrei fatto subito, “a 365 gradi”, contro l'intera casta virologa, ma in un Paese dove i magistrati rivendicano la politica attiva e al cospetto di un Ranucci che dice loro “ho 220 querele, voglio vincerle tutte”, e quelli gli fanno un'ovazione alla Braveheart, è “nuttata persa e figlia femmena”, come dice Montalbano. Burioni lo sa e fa il Marachello: “Ovviamente continuerò con la divulgazione televisiva a Che Tempo Che Fa, con gli editoriali su La Repubblica e con i libri, uno dei quali lo sto scrivendo proprio ora e uscirà prossimamente”. Uno dei quali lo sto scrivendo. Poi dà degli asini “a 365 gradi” a tutti. Siamo tutti più sollevati, ma c'è qualcosa di agghiacciante nella presunzione convinta, che non si accorge dei suoi limiti. E c'è qualcosa, più di qualcosa di irritante in uno che si sente in dovere di avvertire il mondo che sparisce da un social per trasferirsi su un altro, stentendosi il Verbo incarnato, anzi vaccinato. Uno che annuncia di non avere preso soldi “da voi che leggete”, e ci mancherebbe pure, e allo stesso modo da non meglio precisati “soggetti portatori di interesse in campo sanitario negli ultimi 4 anni”: e che vuol dire?
Veramente questa stessa testata, in data 22 marzo 2023, riportava, mai smentita, i pagamenti a pressoché tutti i virologi da parte delle case farmaceutiche nel periodo dal 2016 al 2022; in questi casi la prova del diavolo replica un po' quella sugli effetti avversi,dimostrami che è stato il vaccino; qui diventa “dimostrami che erano soldi per me”. Ma nessuno insinua tanto, se mai,ndo non esiste struttura, divisione, reparto, dipartimento che non covi in pancia un ambito dedicato alla leggendaria ricerca, qui casca l'asino a 365 gradi: ossia andrebbero dimostrati utilizzi e magari esiti di quelle ricerche sponsorizzate. Perchè è lievemente indisponente scoprire che certi entusiasti dai vaccini percepiscono fondi dai costruttori di vaccini, sia pure garantendo le migliori intenzioni. Burioni si sente in dovere di precisare che non ha preso un euro: benissimo, ma magari dovrebbe rivolgersi al collega Pregliasco il quale, vantandosi di averli presi da tutti, si sente più immacolato della Vergine Maria. Affari loro, a noi queste allusioni da ballatoio non interessano più che tanto, la cosa davvero epocale è che Burioni è uscito da Facebook (dice). Finalmente te ne vai. “Ma resti, però”, avrebbe chiosato Raimondo Vianello.