Beatrice Venezi alla Fenice? Finalmente un motivo per guardare l’opera senza addormentarsi
Dopo 11 anni di silenzio, la Fenice risorge con una bionda: curriculum scarno, ma fotogenia abbondante
Chi se ne frega se non è la reincarnazione di Bernstein? Al Teatro La Fenice di Venezia è arrivata Beatrice Venezi, nuova ragione per fingere interesse verso la musica classica.
Dopo anni di dibattiti e direttori invisibili, finalmente una scelta che divide, infiamma e, diciamolo, fa pure girare qualche testa. Curriculum da Wikipedia, comparsata a Sanremo nel 2021 finita nel dimenticatoio Rai, qualche bufera con orchestrali a Palermo (“inadeguata”, dicevano) e una discreta collezione di nomine discutibili, tra cui quella a Consigliere per la Musica dal ministro Sangiuliano.
Dettagli. Perché nel Paese dove i titoli contano meno delle foto su Instagram, la Venezi è perfetta: bionda, occhi di ghiaccio, posa da calendario e quel pizzico di fiamma politica che tanto piace al Governo. Sì, il padre era di Forza Nuova, ma mica possiamo biasimarla per l’albero genealogico, no?
Alla fine, chi ascolta davvero Liszt? Se ci tocca ingoiare due ore di sinfonie, almeno che ci sia qualcosa di bello da guardare.