Scuola italiana, ogni anno la stessa vergogna: dalla sicurezza quasi inesistente al personale insufficiente ai fondi pubblici persi chissà dove

La verità è semplice: ogni settembre si riparte nello stesso modo, con dirigenti che tappano buchi, famiglie che protestano, operatori allo stremo. E istituzioni che fanno spallucce

Sicurezza a pezzi, personale insufficiente, fondi dispersi. La scuola italiana è diventata una roulette russa giocata sulla pelle di studenti e lavoratori.

Gli edifici? Solo un terzo è a norma. Gli altri sono trappole, che al primo terremoto si sbriciolerebbero. Ma intanto li teniamo aperti.

Il personale? Gli insegnanti curricolari arrivano, spesso precari. Quelli di sostegno invece mancano, o sono supplenti improvvisati senza formazione. Intanto gli studenti con disabilità aumentano di anno in anno. Gli assistenti (OSE, OSA, comunicazione, igienico-personali) dipendono dai Comuni, che ormai dichiarano apertamente: “Non abbiamo soldi”.

Il PNRR doveva risolvere il problema. Non l’ha fatto. I soldi non si vedono, le scuole restano pericolanti, i corsi di formazione insufficienti.

E poi succedono le tragedie, come a Genova: un bambino cade da un terrazzo che non doveva essere accessibile. La responsabilità? Comune che non ristruttura, Stato che non controlla, ispettori che arrivano solo dopo i morti o i feriti.

La verità è semplice: ogni settembre si riparte nello stesso modo, con dirigenti che tappano buchi, famiglie che protestano, operatori allo stremo. E istituzioni che fanno spallucce.

Basta. Non è più un problema di fondi o di burocrazia. È una questione di dignità e di sicurezza. E di coraggio politico.

Perché ogni giorno che passa così, la scuola italiana è un pericolo pubblico.

Di Marco Macri