19 Settembre 2025
Università Sapienza, fonte: Wikipedia
Ben 356 docenti dell'Università Sapienza hanno scritto e firmato una lettera aperta, diretta alla rettrice Antonella Polimeni. I professori, provenienti da ogni dipartimento e corso, hanno chiesto alla direzione dell'ateneo di mettere uno stop "agli accordi diplomatici e accademici con Israele", in modo da non essere complici del genocidio a Gaza.
Alla Sapienza di Roma, il più grande ateneo d’Europa, monta la protesta contro il massacro in corso a Gaza. Ben 356 docenti hanno firmato una lettera aperta indirizzata alla rettrice Antonella Polimeni, chiedendo all’università di prendere finalmente una posizione netta e coraggiosa contro l’operato di Israele.
La lettera, diffusa all’indomani delle celebrazioni per i 90 anni dell’Ateneo, critica il discorso della rettrice per aver evocato genericamente lo “sdegno” verso le guerre in corso senza mai nominare esplicitamente lo Stato di Israele né condannarne i bombardamenti. “Ogni parola non detta, ogni collaborazione non rescissa sono materialmente un proiettile in più a danno dei e delle palestinesi, una bomba in più su una scuola o su un ospedale”, si legge nel testo.
I docenti denunciano la scelta di mantenere rapporti con le università israeliane e con l’industria bellica che rifornisce l’Idf, chiedendo la sospensione di ogni collaborazione istituzionale “con chi è direttamente o indirettamente implicato nelle violazioni dei diritti umani in atto”.
Il documento cita l’esempio dell’Università Statale di Milano, che ha già deliberato la sospensione di nuovi accordi con istituzioni israeliane, e invita la Sapienza a non rimanere indietro. “Siamo di fronte a un genocidio confermato dalle Nazioni Unite – scrivono – e il silenzio equivale a complicità”.
Secondo i firmatari, il bilancio delle vittime a Gaza – stimato in oltre 80 mila morti – impone un atto morale che vada oltre i gesti simbolici, come il sostegno a singoli studenti palestinesi o l’assistenza sanitaria. “La Sapienza – affermano – deve unire la propria voce a chi chiede la fine dei bombardamenti, lo stop dell’assedio e giustizia per il popolo palestinese”.
Gli studenti hanno accolto con favore la presa di posizione dei docenti. Diverse assemblee studentesche chiedono da mesi che l’Ateneo esponga la bandiera palestinese e si schieri apertamente per il cessate il fuoco.
Per i promotori, questo è “l’ultimo appello prima che il tribunale della storia ci ricordi come coloro che sono rimasti fino all’ultimo dalla parte sbagliata”.
Magnifica Rettrice,
nel corso della cerimonia di celebrazione dei 90 anni di Sapienza, tenutasi lo scorso martedì 16 settembre, ha avuto modo di ricordare che «i tank israeliani entravano a Gaza City». Nel suo discorso ha fatto riferimento allo «sdegno» e all’«orrore» con cui tutta la comunità Sapienza ha reagito e reagisce alla «brutale violenza» e alla più totale indifferenza per la vita umana che caratterizzano le «guerre» in corso – in Palestina, in Ucraina, in Sudan e altrove.
E, dopo aver ricordato la manifestazione per la pace organizzata in occasione del conflitto Russia-Ucraina, ha fatto appello ai valori della cultura e della scienza. Forse, però, oltre alla scienza ci vorrebbe anche un po’ più di coerenza. Sarebbe il caso di ricordare, per esempio, che Sapienza non ha organizzato alcuna manifestazione per denunciare l’operato di Israele ed esprimere la sua solidarietà al popolo palestinese. Non ha mai esposto, neppure per un’ora, la bandiera palestinese sulla sua homepage, mentre quella dell’Ucraina vi ha campeggiato per settimane.
Magnifica Rettrice, lei ha fatto un fugace riferimento al «diritto internazionale», ma non ha ricordato che, mentre il nostro governo e la Ue sostengono militarmente ed economicamente l’Ucraina, e hanno approvato 19 pacchetti di sanzioni contro la Russia, nessuna sanzione è stata applicata contro Israele, nonostante da quasi due anni stia bombardando una popolazione inerme, stia distruggendo sistematicamente case, scuole, ospedali, edifici istituzionali, e stia aggredendo paesi terzi (Qatar, Iran, Libano, Siria, Yemen).
Non solo: uccide giornalisti, operatori sanitari e civili in coda per il cibo, avendo già fatto della fame un’arma di guerra.
Il numero dei morti, Magnifica Rettrice, è intorno agli ottantamila, anche se, secondo molti esperti, la cifra reale potrebbe essere da cinque a dieci volte superiore. Qualunque sia il numero delle morti, esse pesano sulle nostre coscienze di complici diretti e indiretti.
Le sue parole di vicinanza per chi soffre a Gaza non sono state accompagnate da alcuna condanna nei confronti dello stato di Israele e di quanti lo sostengono. La parola Israele (a parte il riferimento ai «tank israeliani») non compare mai nel suo discorso. A Gaza, lei dice, c’è un’insostenibile “crisi umanitaria”, ma a chi siano da imputare questa crisi o le morti per fame da lei menzionate, non viene detto.
E questo proprio nel giorno in cui la Commissione delle Nazioni Unite confermava a chiare lettere che Israele sta commettendo un genocidio. Il che significa che chiunque collabori con questo stato, e ne sostenga in alcun modo l’operato, è complice dei suoi crimini.
Ci fa naturalmente piacere che Sapienza, come molte altre università del nostro paese, si sia adoperata per dare sostegno a studenti e studiosi palestinesi, o che presso il nostro Policlinico qualche fortunato bambino palestinese sia stato curato. Ma a oggi, mentre altri atenei e singoli dipartimenti o facoltà hanno in modo piuttosto netto dichiarato che interromperanno qualsiasi collaborazione istituzionale con le università israeliane, Sapienza evita di assumere una posizione esplicita e coraggiosa, che ne salvaguardi il carattere morale e la reputazione.
Proprio nel giorno delle celebrazioni in Sapienza, il Senato Accademico dell’Università Statale di Milano ha prodotto un documento in cui, tra le altre cose, si legge che «[…] l’Ateneo conferma che stanti le attuali condizioni di grave violazione dei diritti umani nella Striscia di Gaza – ma anche in Cisgiordania – […] non potrà che astenersi dal procedere a nuove stipule o rinnovi di accordi istituzionali con università, istituzioni o attori di altro tipo che siano direttamente o indirettamente implicati nelle violazioni attualmente in essere». È davvero troppo pretendere che Sapienza non sia da meno? Che dall’orrore e dallo sdegno si passi ad azioni concrete?
Siamo docenti come lei, e vogliamo esprimere il disagio e l'indignazione che proviamo in quanto continuiamo, da due anni, a entrare nelle aule per fare lezione, per presiedere alle lauree di studenti e studentesse (che ormai sempre più frequentemente mostrano spille con la bandiera palestinese o che chiedono di fermare il genocidio) in rappresentanza di una istituzione che non solo non è stata in grado di dire nulla di più di qualche parola di circostanza in estremo ritardo, ma si dimostra anche complice, mantenendo gli accordi con le università israeliane e con l'industria delle armi che fornisce materialmente gli strumenti per trucidare i palestinesi.
Ogni parola non detta, ogni collaborazione non rescissa sono materialmente un proiettile in più a danno dei e delle palestinesi, una bomba in più su una scuola o su un ospedale. Quanto è già avvenuto in Palestina graverà per sempre sulle nostre coscienze; cerchiamo di fermarci adesso, seppure in ritardo.
La Sapienza, in quanto maggiore ateneo d’Europa, non può sottrarsi alla responsabilità di uscire da questa spirale di violenza e di unire la propria voce e le proprie azioni a quelle già espresse altrove. Il tribunale della storia ci concede soltanto quest’ultimo appello, prima della condanna irrevocabile a essere ricordati come coloro che sono rimasti fino all’ultimo dalla parte sbagliata.
Rompiamo gli accordi, Magnifica Rettrice.
Fermiamo il genocidio e rendiamo libertà e giustizia al popolo palestinese.
Roma, 19 settembre 2025
Comitato Sapienza per la Palestina
con il supporto di: (aggiornato al 19 settembre 2025 ore 19:30)
Marco Balsi
Ada Barbaro
Giada Basile
Paolo Borioni
Caterina Botti
Alviera Bussotti
Valerio Camarotto
Isabella Camera d’Afflitto
Matteo Candidi
Leonardo Capezzone
Silvia Cataldi
Valerio Cordiner
Osvaldo Costantini
Maria D’Erme
Franco D’Intino
Filomena Diodato
Francesca Federico
Anna Candida Felici
Fernanda Fischione
Rosario Gigliotti
Laura Guazzone
Adolfo La Rocca
Giorgio Mariani
Marta Marchetti
Sarin Marchetti
Arturo Monaco
Elisabetta Petrucci
Martina Piperno
Ernesto Placidi
Stefania Portoghesi Tuzi
Marco Ramazzotti
Lorenzo Rovigatti
Gianni Ruocco
Stefano Scarcella Prandstraller
Luisa Valente
Stefano Velotti
Riccardo Capoferro
Leonardo Mattiello
Bianca Monteleone
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