Allarme nelle carceri della Liguria, tre tentativi di suicidio in poche ore, sale la protesta della penitenziaria
Alla Spezia un detenuto ha ingerito una pila, un altro del detersivo: sono ricoverati in gravi condizioni. A Genova un recluso ha tentato di impiccarsi in cella
Tre tentati suicidi nelle carceri della Liguria. Alla Spezia due detenuti hanno ingerito pile e detersivo. Sono stati trasferiti in urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea. Il più grave è ricoverato in rianimazione, è un trentenne marocchino che sta scontando una condanna per rapina, con fine pena previsto per il mese di marzo del 2027. Il quadro clinico è considerato serio. I fatti sono avvenuti domenica. A renderli noti è il segretario del comparto di polizia penitenziaria della Uil, Fabio Pagani, che traccia un quadro preoccupato della situazione di Villa Andreino. «Nell’ultimo mese - riassume - sono stati assegnati alla struttura della Spezia ben 70 detenuti in arrivo da altri istituti penitenziari del distretto che riunisce Piemonte, Val d’Aosta e Liguria. Da una capienza regolamentare di 151 ristretti siamo saliti a 190. A fronte di questo aumento improvviso, l’organico di polizia penitenziaria non è stato potenziato».
A Genova, invece, un detenuto del carcere di Marassi è stato salvato in extremis da un agente della polizia penitenziaria dopo aver tentato il suicidio in cella nella notte tra il 20 e il 21 agosto. L’episodio è stato reso noto da una nota stampa del sindacato Uspp (Unione sindacati di polizia penitenziaria) a firma del segretario regionale Guido Pregnolato. Secondo la ricostruzione, il recluso, un uomo di origine nordafricana, ha tentato di impiccarsi poco prima di mezzanotte, in un orario delicato come quello del cambio turno. Tuttavia, un agente, insospettito da alcuni rumori, è intervenuto sventando il tragico gesto. Come sottolineato dal delegato sindacale Angelo Napolitano, nonostante le difficoltà, la polizia penitenziaria continua a dimostrare “professionalità e alto senso del dovere”. Pregnolato ha inoltre ribadito che questi gesti non sarebbero legati solo al sovraffollamento, ma anche alla “mancanza di figure professionali in grado di supportare detenuti con fragilità mentali”.