Rivolta in carcere, diciottenne torturato in una cella a Genova, il giudice fa arrestare quattro detenuti

Sono accusati di aver torturato e violentato il giovane e provocato la sommossa. L'ordinanza: “Bruciato con le sigarette, seviziato, appeso per il collo, tatuato”

«Bruciato e torturato con le sigarette accese» ma anche «marchiato sulla pelle con timbro di metallo rudimentale realizzato nella cella del carcere di Marassi e fatto scaldare sopra i fornetti a gas». E ancora «seviziato con il manico di una scopa» e «appeso per il collo e massacrato di botte con una saponetta nascosta dentro l’asciugamano». Nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il giudice Camilla Repetto ha disposto l’arresto per i quattro detenuti che hanno abusato e torturato un compagno di cella c’è tutto l'incubo vissuto dal giovane di 18 anni che è da due mesi ancora ricoverato in ospedale.

Sevizie durate per due giorni interi che il 5 giugno scorso hanno provocato una rivolta nella casa circondariale. I quattro detenuti, tre egiziani di 21, 23 e 26 anni e un italiano di 41 anni, già trasferiti nei carceri di Avellino, Firenze, Perugia e Palermo, sono stati raggiunti dalla nuova misura di custodia cautelare e devono rispondere del reato di tortura e violenza sessuale di gruppo. Nell’ordinanza il giudice che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Luca Scorza Azzarà evidenzia tutto «lo spirito di crudeltà» dei quattro aguzzini del giovane e parla di «totale incapacità di autocontrollo» e anche di «un accanimento del tutto ingiustificato».

I quattro hanno sempre detto di aver agito così per punire il giovane finito in carcere per pedofilia. E però - è stato dimostrato - si tratta una ricostruzione falsa visto che lo stesso era stato arrestato per una rapina di una borsa a bordo di un bus e non aveva mai commesso reati sessuali. Determinante per le accuse sono state anche le dichiarazione dell’unico compagno di cella che non ha abusato del diciottenne. Lo stesso nel confermare le sevizie inflitte al giovane ha anche sottolineato come il diciottenne «fosse obbligato dagli altri a stare sempre coricato per evitare che le guardie non scoprissero le ferite» e anche come «gli altri detenuti non lo facessero neppure mangiare».

Il diciottenne si trova ricoverato nel reparto “grandi ustionati” del Villa Scassi di Sampierdarena: nei prossimi mesi dovrà essere sottoposto ad un delicato intervento di chirurgia plastica per la rimozione dei gravi segni che i quattro gli hanno lasciato sulla pelle. Sulla rivolta avvenuta nella casa circondariale di via del Piano emerge intanto che la Procura ha iscritto nel registro degli indagati una ottantina di detenuti che nel frattempo sono stati tutti trasferiti dal carcere di Marassi. A loro viene contestazione il reato di devastazione e saccheggio ma anche di “rivolta all’interno di un all’interno di un istituto penitenziario”. Un nuovo reato entrato in vigore proprio nei giorni successivi la rivolta di Genova. Procede parallelamente anche l’inchiesta aperta su chi, tra la polizia penitenziaria, non è intervenuto per tutelare il detenuto diciottenne.