Genova, morto di infarto il camallo che aveva provocato l'incidente mortale in porto guidando una ralla
La causa del decesso di Patrizio Randazzo è un malore. In questi mesi email anonime sono state inviate in procura per mettere dubbi sull'incidente costato la vita al collega
Un infarto, probabilmente collegato ai suoi problemi di respirazione. È morto l’altra notte nel sonno nella sua casa di Oregina a Genova Patrizio Randazzo, il portuale della Culmv indagato dalla Procura di Genova per omicidio colposo per aver causato l’incidente costato la vita al collega Giovanni Battista Macciò, 52 anni. Avvenuto mentre i due stavano lavorando sul piazzale della piattaforma portuale di Pra’. Randazzo aveva 55 anni. Una morte naturale che molto probabilmente non richiederà neppure l’accertamento autoptico (in ogni caso sarà il magistrato di turno a decidere). Secondo i familiari dovuta appunto ai problemi respiratori che Randazzo aveva da quando era stato colpito da una forma particolarmente aggressiva di Covid. I parenti e gli amici del cinquantacinquenne, però, hanno anche un dubbio. E cioè che, dopo l’incidente costato la vita a Macciò, Randazzo non si fosse più ripreso.
La notte dello scorso 18 dicembre si trovava alla guida della ralla (mezzo utilizzato per movimentare i container) con la quale ne aveva urtata violentemente un’altra, ferma sul piazzale, che la vittima doveva ancora ispezionare. Al volante di quest’ultimo veicolo c’era un terzo camallo, rimasto poi gravemente ferito perché sbalzato dall’urto fuori dall’abitacolo, ma non in pericolo di vita. Macciò era stato travolto da Randazzo, che poi si era schiantato contro la seconda ralla, secondo quanto era stato ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Arianna Ciavattini. Con una dinamica ancora da chiarire in ogni dettaglio da parte degli investigatori, ma che aveva molto turbato il mondo della portualità genovese. Randazzo, una volta scaricato il container, aveva fatto un’inversione a “U” per tornare indietro, aveva chiuso troppo la curva ed era finito addosso a Macciò. Tutto ripreso da una telecamera del Psa di Pra’. Qualcuno, in ambito portuale, aveva sollevato dei dubbi sull’infortunio mortale, visto il carattere irascibile di Randazzo. Polemiche che con la scomparsa del cinquantacinquenne sono destinate a dissolversi, come lascia intendere il console della Compagnia unica Antonio Benvenuti: «Ho parlato con la moglie del nostro collega e mi ha detto quello che è accaduto». Oltre a lei Patrizio lascia anche dei figli giovani.
Agli inquirenti - e ad alcuni organi di stampa - erano state inviate delle email anonime. Chi le ha scritte sosteneva che Randazzo «ha volutamente indirizzato la ralla che conduceva contro il mezzo fermo guidato dal terzo portuale, dopo che aveva litigato con quest’ultimo». Il diretto interessato però, davanti alla magistrata ha negato con forza l’indiscrezione. La pm aveva disposto la copia forense del telefono dell’indagato, perché le email anonime dicevano che nelle chat tra i due c’erano le prove del litigio. Il riscontro però non è stato trovato. Anche gli accertamenti svolti dagli ispettori del servizio di Prevenzione e sicurezza ambianti di lavoro della Asl 3 hanno escluso un gesto volontario di Randazzo.
Dopo la scomparsa di Randazzo, restano indagati il console Benvenuti e alcuni dipendenti della società terminalistica Psa: Roberto Coglio, Paolo Casali, Marco Ferrari, Andrea Barsotti e Alessandro De Martino. . Lo scorso maggio era stato disposto un incidente probatorio - istituto che consente di cristallizzare una prova prima del processo - per svolgere una ricostruzione tecnica dell’incidente. Utilizzando le ralle ancora sotto sequestro, sullo stesso piazzale teatro della tragedia.