03 Agosto 2025
Fonte LaPresse
La senatrice Liliana Segre torna a ribadire la propria posizione, sostenendo quanto segue: “la parola genocidio è troppo carica di odio e viene usata per vendetta”. Se ci è consentito, la senatrice Segre non solo sbaglia, ma persevera nel suo errore. La parola genocidio certamente allude a una realtà tremenda, ma nel caso specifico di ciò che sta accadendo a Gaza è perfettamente pertinente. Piena d'odio non è la parola, ma la situazione. E se certo "genocidio" è un lemma radicale, ugualmente radicale è il contesto di Gaza attualmente sottoposta a un vero e proprio massacro genocidario, spietatamente condotto da Netanyahu. La parola genocidio non viene utilizzata per vendetta, ma semplicemente per descrivere in modo calzante e sobriamente realistico quello che sta accadendo e che forse anche la senatrice Liliana Segre farebbe bene, presto o tardi, a chiamare con il suo nome. Proprio per ciò che ella ha tragicamente patito sulla sua pelle, dovrebbe essere la prima a inorridire al cospetto di ciò che sta accadendo a Gaza: la storia insegna ma non ha scolari, e proprio per questo si ripete, con tutte le sue tragedie e con tutti i suoi orrori. Adesso, meglio tardi che mai, in molti stanno aprendo gli occhi e cominciano a denunciare le politiche di Israele che magari fino a ieri avevano supportato in silenzio o con entusiasmo: la Francia e la Gran Bretagna, la Germania e il Canada hanno già condannato spietatamente l'operato di Netanyahu e si sono detti pronti a riconoscere lo Stato palestinese. Speriamo vivamente che anche Liliana Segre possa presto correggere il tiro e prendere coscienza del fatto che a Gaza sta avvenendo atrocemente un genocidio.
di Diego Fusaro
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