Genova, disabile denuncia di essere stata violentata in ambulanza dall’autista, milite indagato con una collega
I fatti sarebbero avvenuti durante il turno e dopo un servizio. Contestato anche il revenge porn: “Si sono scambiati foto della vittima dopo i soprusi”
L’accusa della Procura è di violenza sessuale in concorso e revenge porn. E i presunti abusi sono avvenuti secondo il pubblico ministero a bordo di un’ambulanza, appartenente a una pubblica assistenza che opera fra il centro e il levante di Genova. Per questo sono stati iscritti sul registro degli indagati i nomi d’un sessantaquattrenne e d’una donna di 48 anni. A entrambi sono stati sequestrati i telefoni e i poliziotti del commissariato Foce-Sturla, ai quali sono stati delegati i primi accertamenti dall’autorità giudiziaria, cercheranno proprio negli smartphone le tracce di quanto accaduto alla fine della primavera scorsa.
È infatti a quel periodo che bisogna risalire con l’obiettivo di ripercorrere la vicenda, almeno per com’è stata finora ricostruita dalle forze dell’ordine. L’ambulanza è incaricata di compiere un trasporto sanitario in un comune della riviera e sulla via del ritorno si ferma in un’area di servizio, sull’autostrada. Qui, è la linea dell’accusa, avviene quello che i magistrati leggono al momento come un reato grave. A compierlo sarebbe in primis il conducente del mezzo di soccorso, un uomo di 64. A subire gli abusi, sempre in base a ciò che sostengono i pubblici ministeri, è invece una donna che si trova lì come assistente e ha una forma di disabilità. L’addebito mosso nei confronti dell'autista, ma anche della collega finita con lui nei guai, è quello d’aver costretto la volontaria a subire atti sessuali «sfruttando condizioni specifiche d’inferiorità fisica o psichica». E però quella che si materializza all’autogrill sarebbe solo la prima fase della vicenda.
Secondo la ricostruzione fin qui ultimata dagli agenti, la vittima avrebbe subito un secondo sopruso. Non è ancora chiaro se lì, altrove e in una fase precedente, le vengono scattate alcune foto che la Procura definisce «esplicitamente sessuali». Ma dentro la “Croce” le immagini vengono trasmesse dal cellulare della volontaria a quello dell’autista che con lei è inquisito, motivo per cui entrambi rispondono adesso di revenge porn. L’indagine è alle battute iniziali ed è nata dalla denuncia che la presunta vittima ha deciso di sporgere alla polizia, con l’assistenza dei familiari. E un aggiornamento significativo si potrà con ogni probabilità registrare quando gli investigatori avranno completato l’esame dei cellulari sequestrati di recente.