Camogli, la procura chiede l’archiviazione dei sindaci indagati per il crollo di una parte del cimitero

A quasi cinque anni dal disastro, e dopo due perizie, il pm ha stabilito che nessuno degli amministratori sotto inchiesta può essere ritenuto responsabile

A quasi cinque anni dal crollo di una porzione del cimitero di Camogli, precipitata in mare insieme a una tonnellate di terra e 431 resti di defunti, la Procura di Genova ha chiesto l’archiviazione per i 5 indagati, tre sindaci che si erano succeduti negli anni e due tecnici. Per convincere il pm Fabrizio Givri, che contestava agli indagati di non aver eseguito i lavori di messa in sicurezza nonostante ci fossero stati degli studi sul rischio frana della falesia su sui sorge il camposanto ci sono voluti due incidenti probatori ma il risultato è ora nelle dieci pagine di richiesta di archiviazione che li manleva di ogni responsabilità perché manca il presupposto per il reato contestato ovvero la messa a rischio della pubblica incolumità.

Non ci fu quindi pericolo per le persone visto che quel 22 febbraio 2021 la navigazione e la balneazione erano vietate sotto la falesia da un’ordinanza della capitaneria di porto proprio perché erano in corso dei lavori di consolidamento della falesia e che la parte del cimitero crollata era stata cintata con divieto di accesso dal giorno precedente al crollo, proprio perché alcuni operai avevano notato scricchiolii e fessurazioni sospette. Per questo gli stessi operai avevano interrotto le lavorazioni in zona e avevano assistito in diretta (uno di loro girò il video diventato virale sui social) ma da posizione sicura al gigantesco crollo.  Dei 416 defunti finiti in mare, 238 non sono mai stati ritrovati. Fra quelli recuperati, 87 non sono stati identificati, mentre solo per 91 si è risaliti a un nome e un cognome.

Cadendo il presupposto del reato grazie alle due perizie disposte in incidente probatorio il pm nella richiesta di archiviazione ha scelto di non entrare nel merito di eventuali profili di colpa dei sindaci o dei tecnici. I sindaci coinvolti erano Giuseppe Maggioni, Italo Mannucci (sindaco da aprile 2008 al 2023) e Francesco Olivari (sindaco dal 2013 al momento del crollo). Gli indagati avevano sollecitato più volte la richiesta di archiviazione proprio sulla base dell’assenza del presupposto del reato. Nel caso di Maggioni, inoltre, era stato dimostrato che il sindaco, ricevuta la perizia dell’università di Genova il 15 marzo 2008 che segnalava criticità rispetto alla falesia si era immediatamente attivato per chiedere un finanziamento alla Regione per la messa in sicurezza, ma il suo mandato da primo cittadino era terminato nell’aprile del 2008. Per il pm quindi, si legge nel documento “se la precipitazione della porzione del cimitero ha, indubbiamente, integrato uno dei due tratti qualificanti il reato contestato, ossia quello “dimensionale” , tenuto conto delle proporzioni ragguardevoli dell’area franata, deve invece ritenersi che l’evento franoso non abbia, però, in concreto, messo in pericolo la pubblica incolumità” come hanno dimostrato testimoni e accertamenti tecnici.