I soldi di Milano tutti per gli appalti da capogiro e nulla per coprire le buche, la colpa è di tutti, anche del centrodestra
A Milano da mesi e mesi ci sono voragini nelle strade che mettono a rischio la vita delle persone. Il Comune non ha i soldi per sistemare i marciapiedi e coprire le buche ma ha miliardi per innalzare santuari di lussuosa bruttezza
Beppe Sala per me è colpevole da tempo. Di una colpevolezza politica. E sono così netto e radicale da non aspettare la sentenza del tribunale; anzi, a dirla tutta, credo che quel che stiamo leggendo e leggeremo nei prossimi giorni finirà per lo più in una bolla di sapone al momento del processo. Magari non sarà così ma quando in Italia ci sono 90 mila persone che ogni anno subiscono un’ingiusta imputazione o, peggio, una drammatica detenzione, per poi essere riconosciuti pienamente innocenti per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste o non costituisce un reato, beh un problema c’è ed è gigantesco.
Restiamo dunque sulle questioni politiche perché il tema della trasformazione di Milano e del meretricio cui l’hanno destinata da anni è assolutamente politico. Beppe Sala con la sua maggioranza di una sinistra fighetta, con le Birkenstock ai piedi per apparire “di popolo” e bicicletta elettrica costosissima perché bus e tram lo vedono col binocolo (ma tanto quelli non si muovono dal centro…), è il responsabile politico numero uno. Questa Milano “puttana” è sua, totalmente sua. Non credo che sia corrotto sotto il profilo penale (lo stabiliranno i giudici nel caso) ma credo che invece lo sia sotto il profilo politico: la sua Milano è fatta per i lettori di Repubblica, giornale che ora sul sito titola “Miliardi e cemento: in dieci anni si è costruito come in Piemonte e Toscana insieme”. Ma va? Adesso si accorgono che il loro amato “sindaco green” stava cambiando i connotati alla città?
Beppe Sala è il sindaco delle relazioni, è il manager che tesse, è il “verde” di una ecosostenibilità ideologica, fanatica e ipocrita: la Milano delle aree verdi, dei boschi e delle cascine non c’è più, tirano su grattacieli e piazze per la movida ma gli alberi scompaiono. Stefano Boeri, presidente della Triennale in scadenza, è l’archistar di questa Milano qui, di una Milano dove si esclude chi non ha i soldi per stare nel luna park. Sì, cari compagni dei miei stivali: i vostri spazi sono per ricchi e cafoni arricchiti, il modello che Beppe Sala ha innalzato a programma di giunta è miele per i fondi sovrani sauditi. E qui vorrei capire come diavolo si pensa - lo dico ancor oggi a destra e sinistra come lo dissi quando mi candidai sindaco l’ultima tornata - di programmare lo sviluppo di una metropoli guardando solo a questo profilo di acquirenti: i Comuni non hanno i soldi per sistemare i marciapiedi e coprire le buche ma hanno miliardi per innalzare santuari di lussuosa bruttezza, di omologanti skyline! Sì, a Milano da mesi e mesi ci sono voragini nelle strade che mettono a rischio la vita delle persone: dove c…o siete Sala e assessori vari??? Ma andate a quel Paese! Milano si vantava di essere capitale di efficienza, capitale morale, capitale di bellezza, ma è diventata un non luogo sospeso tra gli sceicchi e i maranza, una metropoli senz’anima, un pezzo del presepe globale dove i nuovi quartieri si somigliano tutti, qui come a Dubai. E voglio essere retorico e conservatore fino in fondo: le case di ringhiera non sono un pezzo di antichità ma erano il cuore pulsante di una città che dava la possibilità all’emigrante e al martinitt di diventare qualcuno e confrontarsi con una borghesia davvero illuminata. Questo era lo spirito ambrosiano! Beppe Sala, i Boeri, il Pd, la sinistra radicale, i nuovi re di mattoni e finanza, i lobbisti per conto degli arabi, hanno distrutto questo spirito ambrosiano per creare l’inganno dei nuovi diritti, dalle comunità lgbt al green. Tutte palle! A Milano ci sono innumerevoli famiglie che rischiano di perdere la casa, ci sono centinaia di imprese nella sola edilizia che stanno zompando.
Sala con le calzette arcobaleno non lo conosce l’odore di piscio di Lampugnano, parcheggio alla mercé di tutti, terminal dei bus low cost che viaggiano su e giù per l’Italia; non ha nelle sue narici i miasmi delle periferie dove la povera gente ne ha le palle piene - sì, le palle piene, si dice così compagni del menga! - di stranieri che si comportano da ras del quartiere. Il concetto di integrazione secondo i compagnucci è delegato ai buttadentro: tutti in periferia dove non controlla niente nessuno, un po’ come ai tornelli della metro dove gli scemi pagano il biglietto sempre più caro e i furbi lo saltano.
Ma, questo, a Sala&C. glielo hanno lasciato fare. Chi? Tutti. Dai salotti radical chic all’editoria, dalla moda alla finanza. Pure il centrodestra, aggiungo, che oggi fa la sceneggiata delle dimissioni: ma che chiedete le dimissioni, quando avete retto il moccolo a Sala, vi siete prestati a fare da paggetti sfigati! Non è possibile che in una città come Milano, il centrodestra non abbia una voce, un leader di opposizione. Del resto, cosa aspettarsi da chi alle ultime elezioni è arrivato come una vispa Teresa, senza un’idea, senza un candidato se non un povero cristo, un bambascione messo lì per perdere. Ora tirano su i cartelli “Dimissioni, dimissioni” … Ma fatemi il piacere.
Di Gianluigi Paragone