Omicidio in barberia a Genova, trovato un teschio in spiaggia a Chiavari, forse sono i resti di Mahmoud
Il ragazzo era stato ucciso due anni fa dai suoi datori di lavoro. Gli assassini, condannati all'ergastolo, avevano mutilato il cadavere e gettato la testa nel mare
Un frammento di cranio e una mandibola: sono i resti umani ritrovati in acqua ieri pomeriggio a ridosso di una spiaggia di Chiavari da alcuni bagnanti. L’ipotesi degli inquirenti è che appartengano a Mahmoud Abdalla, il diciannovenne barbiere di origine egiziana ucciso a Sestri Ponente nella notte tra il 23 e il 24 luglio del 2023. Il cadavere era stato privato della testa (e delle mani, poi ritrovate) dai suoi assassini per impedirne il riconoscimento. Testa che poi, secondo le indagini svolte dai carabinieri del comando provinciale di Genova, era stata buttata lungo la scogliera della colmata a mare di Chiavari, poco distante da dove ieri sono stati ritrovati i brandelli del cranio. Per quel delitto efferato lo scorso novembre sono stati condannati all’ergastolo (con isolamento diurno) Abdelwahab Kamel detto Tito, cittadino egiziano di 27 anni, e Abdelghani Alì detto Bob, suo connazionale di 26 anni. Erano entrambi i datori di lavoro di Abdalla nel “Barber Shop Ali”, nel quartiere genovese di Sestri Ponente. Le difese dei due imputati hanno fatto appello chiedendo l’esclusione delle aggravanti: la premeditazione e i futili motivi. In questo modo potrebbero chiedere il rito abbreviato e avere una riduzione della pena. L'udienza davanti alla corte d'Assise d'appello è stata fissata per il 15 ottobre.
Bob, pochi giorni dopo il suo arresto, aveva indicato ai carabinieri il luogo dove secondo lui poteva trovarsi ancora la testa (nel frattempo erano trascorse settimane dall’omicidio). I militari del nucleo Subacquei del comando provinciale dell’Arma avevano ispezionato proprio l’area della colmata a mare, a ponente della foce dell’Entella. Ma non avevano trovato niente. Mentre erano state più fruttuose le ricerche dei colleghi che avevano battuto la spiaggia rinvenendo le mani del povero Abdalla. Il ritrovamento di ieri, probabilmente favorito dal maltempo che ha colpito il Tigullio in queste ore, potrebbero chiudere un’indagine che l’Arma ha sempre tenuta aperta, nonostante la condanna in primo grado e nonostante le prove raccolte. Era una promessa fatta ai familiari del giovane barbiere. Va detto, però, che fino alla conferma del Dna gli inquirenti non si vogliono sbilanciare (ma in Procura trapela un velato ottimismo). Anche perché c’è una seconda ipotesi in ballo: ovvero che si tratti dei resti delle salme del cimitero di Camogli, finite in mare nel febbraio del 2022 dopo il crollo di un’ala del camposanto. Le bare inghiottite dall’acqua non sono state tutte recuperate. Una pista meno accreditata della prima, però, per via delle correnti che in teoria avrebbero dovuto spingere i resti in direzione opposta.