Il monossido di carbonio uccide cinque genovesi in Argentina, si salva solo un bambino di nemmeno due anni

La tragedia a Buenos Aires nel barrio Villa Devoto, dove aveva abitato anche un giovanissimo Diego Armando Maradona. Gli amici piangono le vittime

Una tragedia che ha sconvolto l'Argentina arriva fino a Genova, dov'erano residenti alcune delle vittime: a cominciare da Andrés De Nastchokine, 43 anni, ingegnere laureato alla Pontificia Universidad Católica Santa María de los Buenos Aires, in Italia dal 2008, conosciutissimo in città per il suo lavoro alla ManyDesigns e per la sua enorme passione per l’hockey, che lo ha portato per anni a vestire la maglia della Superba HC. L'incidente ha spezzato la vita di Andrés e di quasi tutta la sua famiglia nella casa dei genitori a Villa Devoto, il quartiere della capitale argentina che porta il nome del celebre imprenditore di Lavagna che fece una fortuna nel paese latinoamericano, barrio dove aveva vissuto anche la leggenda del calcio Diego Armando Maradona. Martedì un avvelenamento da monossido di carbonio ha causato la morte del padre di Andrés, Demetrio De Nastchokine, 79 anni, della madre Graciela Just, di 74, della moglie Marie Lanane, 42, e della figlioletta Elisa, di quattro anni. L’unico superstite è il piccolo Milo, di un anno e mezzo, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Ricardo Gutiérrez. Le autorità argentine confermano l’avvelenamento da monossido di carbonio. A trovare i corpi nell'abitazione di famiglia, raccontano i giornali locali, è stata la sorella di Andrés, Mariana: appena aperta la porta della casa dei genitori è svenuta. Un vicino, che aveva assistito alla scena, ha immediatamente allertato i soccorsi.

Nei notiziari la tragica fine della famiglia che si era appena ricongiunta è la notizia principale. Andrés era arrivato nel Paese natìo solo il giorno prima della disgrazia, insieme alla moglie e ai figli, per far finalmente incontrare i nonni con i nipotini: le immagini - postate sui suoi social network - dell’abbraccio tra madre, figlio e i piccoli all'aeroporto internazionale di Ezeiza stanno facendo il giro del mondo. Ad attenderli all'arrivo per dargli il benvenuto anche gli zii Maia e Alejandro De Nastchokine, pieni di regali: immagini che raccontano la gioia prima della tragedia. E a Genova gli amici della squadra di hockey Superba HC non si danno pace: «Siamo a pezzi. “Nes”, noi amici lo chiamavano così, era un bravissimo ragazzo, una persona d’oro. Serio, solare, allegro. Siamo tutti persi, distrutti. Non ci sono parole: è devastante». A parlare è Enrico Medda, presidente di Superba HC. Si interrompe più volte per piangere mentre ricorda l’amico scomparso: «Il destino quando ci si mette è terribile, vai a capire cosa è successo. Lo vogliamo ricordare come una persona squisita, unica. Siamo sconvolti ma pensiamo di rendergli omaggio in qualche modo, magari intitolandogli il campo da gioco».

Gli amici genovesi raccontano la storia di Andrés, arrivato a Genova per lavorare come ingegnere elettronico. «Prima era stato in Irlanda e Francia, poi in Spagna per lavoro. Pensare che un anno fa eravamo tutti al matrimonio del nostro Alberto Bosco, storico capitano della Superba. Quest'anno Andrés aveva preso un congedo parentale per ricongiungersi con la famiglia: voleva far conoscere i nipotini ai nonni, i suoi genitori - continua Medda - Ha sempre giocato anche in Argentina, arrivato a Genova aveva conosciuto Riccardo Scarano che gli aveva consigliato di chiamarmi ed era entrato subito nella famiglia di Superba. Era innamorato di Genova».

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