Genova, accusato di usura e gioco d'azzardo, sorveglianza speciale e obbligo di soggiorno per il boss
L’ex membro del clan Fiandaca Roberto Sechi di trova ai domiciliari e l’8 luglio è attesa la sentenza del processo dove rischia una condanna di 13 anni
Sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni nei confronti di Roberto Sechi. La motivazione è il riconoscimento della pericolosità “generica” del soggetto come dimostrano i reati compiuti ultimamente. Un provvedimento, emesso dal tribunale di Genova ed eseguito dalla Direzione investigativa antimafia, che si aggiunge alla misura degli arresti domiciliari a cui è sottoposto Sechi dopo essere stato in carcere nell’ambito dell’inchiesta su usura e scommesse clandestine coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale Federico Manotti. Ed è stato lo stesso pm a chiedere la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno (la richiesta era stata di 5 anni) per il boss che in passato (anni Novanta, ndr) aveva fatto parte dell’associazione mafiosa capeggiata da Salvatore Fiandaca, uomo scelto da Piddu Madonia, capo dei capi del nisseno, per dirigere e organizzare la “decina” (dieci uomini d’onore) genovese.
Passato quello di Sechi, detto Chicco, che come ha svelato l’indagine sulle scommesse clandestine e l’usura (l’organizzazione prestava i soldi a strozzo ai giocatori che si indebitavano) della Dda si era proiettato anche ai giorni nostri. In diverse intercettazioni telefoniche e ambientali, Chicco ha manifestato apertamente il suo legame indissolubile con i Fiandaca. Non solo con Salvatore, ma pure con il fratello Gaetano. In occasione dell’apertura di una bisca clandestina Sechi avverte i suoi soci finiti sotto indagine: «Si però ragazzi cioè io mi faccio gli affari miei ma c’è Tano lì dietro eh! ... c'è la pizzeria… Tano là ...». Espresso riferimento a Gaetano Fiandaca, pluripregiudicato per mafia che, dal 2019, in regime di semilibertà, ha trovato impiego all’interno della pizzeria gestita dalla moglie, non lontano da via Antiochia dove doveva aprire la sala giochi clandestina. Per essere ancora più convincente, Sechi nel corso della stessa conversazione intercettata aggiunge: «Tano appena è uscito mi ha detto “chi è che fa le partite qui in mezzo?” Forse non hai capito… Tano… è lì dietro con la pizzeria, se viene a sapere se c’è un gioco nel circolo va a rompere le scatole sicuramente, e le rompe a me». Dato che i soci sembrano non aver recepito la minaccia, Chicco tira in ballo anche Salvatore Fiandaca: «Salvatore mi ha sempre detto, qualsiasi cosa... che sia gioco, è mio, perché ho preso gli ergastoli per questo, ho preso un’associazione mafiosa, ho preso le confische dei beni».
Manotti chiedendo la sorveglianza speciale per Roberto Sechi, aveva sottolineato il collegamento tra l’imputato e Gaetano e Salvatore Fiandaca (con lui condannati in via definitiva per violazione del 416 bis). I giudici della sezione Misure preventive, però, hanno ravvisato una pericolosità generica e non hanno riconosciuto l’attuale appartenenza alla malavita organizzata. Non solo: è stato pure condannato in via definitiva nel marzo 2025, con sentenza emessa dalla Corte d’appello di Genova, anche per interposizione fittizia di beni, favoreggiamento e falsità ideologica, per reati commessi dal 2012 al 2017. La sentenza del processo che ha rimesso nei guai Chicco Sechi è attesa l’8 luglio: l’accusa da chiesto pene per 31 anni complessivi per i vertici della gang. Tredici soltanto per lui.