“Il Negroni è un drink razzista”, rissa sfiorata tra 7 giovani al bar Primavera di Pordenone, titolare: “Assurdo, pensavo di averle viste tutte”

L’atmosfera è rimasta tesa per diversi minuti, fino al tempestivo intervento della titolare, Graziella Piccolo, che con decisione e sangue freddo ha evitato il peggio. Alcuni dei ragazzi erano stranieri

Una semplice ordinazione si è trasformata in un episodio surreale che ha rischiato di degenerare. È accaduto ieri notte a Pordenone, al bar Primavera di via Aquileia, dove un gruppo di 7 giovani, tra cui alcuni stranieri, ha sfiorato la rissa per un motivo che, fino a poco tempo fa, sarebbe parso impensabile, oltre ad essere definito “assurdo” dalla ritolare del bar Graziella Piccolo: il nome del celebre cocktail italiano “Negroni, ritenuto da alcuni dei ragazzi “un drink razzista”.

“Il Negroni è un drink razzista”, rissa sfiorata tra 7 giovani al bar Primavera di Pordenone, titolare: “Assurdo, pensavo di averle viste tutte”

La miccia si è accesa quando uno dei presenti ha ordinato il Negroni, classico drink a base di gin, bitter e vermut rosso. Tanto è bastato per far scattare la reazione di una comitiva di ragazzi di origine straniera, che ha contestato apertamente la denominazione della bevanda, giudicandola “offensiva e razzista”. A quel punto, il clima nel locale si è rapidamente surriscaldato: parole grosse, toni accesi e sette giovani coinvolti, tra cui 2 ragazze che hanno tentato invano di calmare gli animi.

L’atmosfera è rimasta tesa per diversi minuti, fino al tempestivo intervento della barista, Graziella Piccolo, che con decisione e sangue freddo ha evitato il peggio. Nessuna chiamata ai carabinieri, nessun ferito, ma solo tanta incredulità. “Assurdo, pensavo di averle viste tutte – ha raccontato con tono ironico Piccolo – e invece le sorprese sono sempre dietro l’angolo”.

Scongiurata la rissa, resta però il paradosso di un episodio che riflette un clima sempre più teso, dove anche un nome legato alla tradizione può diventare motivo di scontro. Il Negroni, va ricordato, non ha alcun legame con terminologie discriminatorie: deve il proprio nome al conte Camillo Negroni, che lo inventò a Firenze tra il 1919 e il 1920.

Una polemica del tutto infondata, dunque, ma che ha rischiato di trasformarsi in qualcosa di ben più serio. Una situazione che, come la ha ben definita la titolare del locale, è “assurda”.