Rivolta nel carcere di Marassi, la Procura di Genova vuole contestare i reati di devastazione e saccheggio

La sommossa aveva tenuto sotto scacco la struttura penitenziaria per due ore ed era cessata appena i responsabili dello stupro erano stati trasferiti

C’è anche l’ipotesi del reato di devastazione e saccheggio tra quelle al vaglio della Procura di Genova per la rivolta dei detenuti che ha tenuto sotto scacco il carcere di Marassi per almeno due ore con il piano terra devastato come dimostrato le immagini circolate nelle ore successive: tavoli rovesciati schermi spaccati, danni nelle celle aperte e oggetti di ogni genere lanciati all’indirizzo degli agenti. I rivoltosi, provenienti dalle seconda sezione – quella dei definitivi – era raggiungere la prima sezione (destinata ai detenuti in custodia cautelare) per trovare e punire i responsabili dello stupro del diciottenne italiano che la sera prima era stato trasferito d’urgenza al San Martino dopo che gli stessi aguzzini avevano capito che stava troppo male e lo avevano segnalato alle guardie penitenziarie dicendo che si era fatto male da solo.

I quattro quella sera stessa erano stati messi in isolamento, ma non trasferiti. La decisione di trasferirli di diverse carceri fuori regione è arriva sono nel pomeriggio di mercoledì, a rivolta in corso E la rivolta è cessata proprio quando i vertici del carcere hanno comunicato che i quattro non erano più nel carcere di Marassi.

Il reato di devastazione e saccheggio, applicato a Genova solo nei manifestanti identificati e processati per danneggiamenti in città nelle giornate del 20 e 21 luglio 2001, prevede pene molto severe, che vanno dagli 8 ai 15 anni di carcere. Si tratta di pene molto superiori allo stesso  reato di rivolta che prevede fino a 5 anni di carcere, aumentati in caso di lesioni personali agli agenti di polizia penitenziaria. L’alternativa sono i più utilizzati reati di danneggiamento aggravato dal numero di persone e lesioni personali (4 gli agenti feriti, non in modo grave). Il procuratore Nicola Piacente ha ricevuto una prima breve relazione dal carcere e nelle prossime ore deciderà l’iscrizione del fascicolo.

A partecipare alla rivolta sarebbero stati quasi un centinaio di detenuti guidati da un gruppo di di una decina di reclusi più agguerriti e decisi a farsi giustizia da soli dopo quanto accaduto. Il giovane abusato è stato nel frattempo trasferito all’ospedale Villa Scassi. Ai quattro responsabili la Procura contesterà il reato di tortura per la durata e la tipologia delle lesioni oltre a quello di violenza sessuale di gruppo.