La rivolta nel carcere di Marassi è partita per vendicare lo stupro di un detenuto da parte di altri reclusi
I sindacati della penitenziaria: "Situazione di degrado ormai irreversibile". Un gruppo di docenti messi al sicuro dentro una classe durante i tumulti
La rivolta nel carcere di Marassi, soffocata nel pomeriggio grazie all'intervento massiccio delle forze dell'ordine, è partita da sei detenuti e con il passare delle ore ha coinvolto duecento reclusi che hanno raggiunto i tetti della casa circondariale di Genova facendo temere un'evasione di massa. Una protesta, da quanto risulta agli investigatori finora, partita dal presunto stupro di un detenuto da parte di un gruppo di reclusi della seconda sezione. La vittima ieri sera è stata portata al pronto soccorso del San Martino per le lesioni riportate durante la violenza sessuale e i suoi compagni hanno voluto vendicarlo dando l'assalto agli aguzzini. Il bilancio finale è di due agenti della penitenziaria feriti (lievi contusioni a un braccio e a una gamba) e danni ingenti alla struttura. Un episodio che ha riportato alla ribalta la situazione del carcere genovese, da tempo teatro di aggressioni e violenze.
All’interno del carcere sono entrate le aliquote specializzate di primo intervento di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa per tentare di sedare la rivolta. La situazione si è poi quasi normalizzata intorno alle 15.30 anche se la seconda sezione del carcere è stata devastata. Attimi di paura per un gruppo di docenti che si trovavano nella casa circondariale per fare lezione ai reclusi. "Noi insegnanti eravamo dentro e ci hanno messo al sicuro in un’aula. Sono 18 anni che insegno in carcere e non ho mai visto una cosa del genere”, ha detto una professoressa. E ha aggiunto: “Siamo rimasti chiusi dentro per molto tempo. C’erano solo due agenti, non c’era possibilità di comunicare con l’esterno. Abbiamo visto vetri infranti, lanci di cose”. Anche gli operatori sanitari presenti all’interno del carcere sono stati radunati in una stanza per metterli in sicurezza e poi fatti uscire quando la situazione si è normalizzata.
I sindacati della polizia penitenziaria sono sul piede di guerra. "La polizia penitenziaria, già stremata nelle forze e mortificata nel morale, ha cercato con non poche difficoltà di contenere i tumulti, in attesa di rinforzi. Tutto questo è il segno tangibile dello stato di degrado delle carceri, che non può essere affrontato con interventi meramente repressivi, come l’introduzione del reato ‘impossibile’ di rivolta, ma agendo soprattutto sulla prevenzione attraverso l’umanizzazione delle condizioni di lavoro degli operatori e della detenzione”, ha detto Gennarino De Fazio, segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Il segretario del Siap Roberto Traverso, esprime piena solidarietà ai colleghi. “Ancora una volta donne e uomini della polizia penitenziaria si trovano ad affrontare situazioni di estremo pericolo, in un contesto segnato da sovraffollamento, carenze logistiche e organici ridotti. Questi lavoratori e lavoratrici necessitano di strumenti adeguati per poter svolgere il proprio lavoro, compresi supporti specifici di tipo psicologico, considerati i gravi carichi di lavoro psicofisici che affrontano quotidianamente. La carenza di organico aggrava ulteriormente queste condizioni, rendendo il rischio e lo stress professionale ancora più rilevanti.
Preoccupata la politica. “Quanto accaduto nel carcere di Marassi riporta al centro un’emergenza. Solidarietà alle forze dell’ordine per l’impegno e l’intervento immediato – ha detto il vicepresidente del consiglio regionale Roberto Arboscello (Pd) – Il sovraffollamento, la carenza di spazi, le condizioni in cui versa la struttura di Marassi si ripercuotono inevitabilmente sui detenuti e il personale. Grazie all’impegno delle forze dell’ordine la situazione è rientrata, sono stati attimi di forte tensione e di preoccupazione. Quanto avvenuto conferma l’urgenza di interventi sugli spazi e nuove assunzioni. Il governo deve aprire una riflessione seria per garantire sicurezza a chi lavora in carcere e ai detenuti”. Armando Sanna, capogruppo Pd in Regione Liguria si mette a disposizione. “Nei prossimi giorni visiterò nuovamente il carcere di Marassi per portare la mia solidarietà agli agenti feriti e per verificare di persona la situazione. La politica ha il dovere di ascoltare, vedere e intervenire con serietà