Salvini e sovranisti, non abbiate paura di Papa Leone XIV e lasciate a Bannon certe fesserie, l'Italia è un paese profondamente cattolico in balia del laicismo rosso e del menefreghismo
Papa Leone XIV va letto rispetto alle parole che sta lasciando. Va inquadrato lì e non in altro.
Se Repubblica monta una campagna contro Salvini e il fronte sovranista rispetto a papa Leone XIV ritengo che ci sia molta più aria fritta che verità. Tuttavia il silenzio di Salvini e di un certo centrodestra conservatore nasconde parecchia confusione.
Anticipo la domanda: perché mai il vicepremier dovrebbe parlare o commentare l’elezione del nuovo papa? In effetti non c’è nulla di obbligatorio, anzi la distanza tra Palazzo e Chiesa non è mai troppa. Però… Però Salvini (che commenta qualsiasi cosa) aveva, per una lunga stagione, pensato di incarnare o veicolare un certo messaggio esibendo - anche con eccessiva disinvoltura - il rosario. Siccome il rosario non è una dichiarazione o una promessa elettorale, mi è difficile comprendere il passaggio dal rosario a Elon Musk, dall’Ave Maria al transumanesimo della Silicon Valley.
Continuo a sentire dire, dalle parti del centrodestra, frasi del tipo”Ma Benedetto XVI…” come a sottolineare una dimensione teologica apprezzata a destra. Sarei più prudente: Papa Ratzinger è stato un grande pontefice tuttavia le sue dimissioni sono il fallimento della Chiesa tutta, compresi noi fedeli. Quanto al successore Francesco, differente per lignaggio culturale essendo un gesuita, ha scandito momenti certamente più progressisti a frenate per non esporre la Chiesa a pericolose fratture.
Sì è parlato parecchio, nel bilancio del pontificato di Bergoglio, dell’immigrazione come se la Chiesa fosse una Istituzione preposta al coordinamento dei flussi migratori, alla gestione degli sbarchi e infine al governo dei processi di integrazione. Le parole di Papa Francesco hanno sicuramente dato il “la” a glosse e a interpretazioni politiche ma la solita compagnia di giro ha arricchito lo spartito aggiungendo ogni tipo di trombe, trombette e tromboni.
La partitura rischia di ripetersi con il nuovo pontefice e non è un caso che da giorni si cerca di leggere tutto nella sola chiave politica: quanto è trumpiano, quanto è progressista, quanto è critico con Vance eccetera eccetera. Nei giorni scorsi ho anche io accennato agli equilibri geopolitici della scelta limitandomi a lambire la Casa Bianca senza sovrapporla con il Vaticano.
Papa Leone XIV va letto rispetto alle parole che sta lasciando. Va inquadrato lì e non in altro. Se Bannon rilascia dichiarazioni idiote (
Sulla scia di Bergoglio, Prevost oggi nel Regina Coeli ha messo un punto fermo: “Mai più guerre”, ha predicato la pace e ha chiesto ai “grandi della terra” di lavorare per la risoluzione dei conflitti. Ripeto: ha posto un principio e ha chiesto alla politica di fare di tutto per arrivarci. Il papa non può che richiamare l’intoccabile valore della vita, tanto se lo fa parlando di pace, tanto se lo fa parlando dei migranti, dell’aborto o dell’eutanasia. Lo determina come valore non negoziabile. Ogni governo, in ossequio alla laicità dello Stato, prenderà le proprie posizioni. Quella della Chiesa è una: la vita è sacra, è un dono di Dio, quindi indisponibile.
Papa Leone XIV ha fissato fin da subito il segno del suo pontificato mettendo il messaggio cristiano a disposizione delle genti. Ecco alcuni passaggi del discorso: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Con queste parole Pietro, interrogato dal Maestro, assieme agli altri discepoli, circa la sua fede in Lui, esprime in sintesi il patrimonio che da duemila anni la Chiesa custodisce e trasmette. Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre”.
Leone XIV ci aiuta a eliminare le fronde, chiarendo qual è la missione della Chiesa e chi è Gesù per la Chiesa. La Chiesa intanto è “un corpo mistico” composto dalla “santità dei suoi membri”, quindi non è una ong o un terminale caritatevole: svolge sicuramente anche queste opere inquadrandole nel valore della “testimonianza” non nel mero volontariato.
Se dunque la Chiesa è questo “corpo mistico”, qual è la sua azione? Evangelizzare attraverso le missioni il messaggio profondo e cioè che Gesù non è “una persona totalmente priva d’importanza, al massimo un personaggio curioso, che può suscitare meraviglia con il suo modo insolito di parlare e di agire” (…) tanto da “respingerlo e a eliminarlo”. E non è nemmeno “un uomo retto, uno che ha coraggio, che parla bene e che dice cose giuste” da seguirlo “senza troppi rischi e inconvenienti. Però lo considerano solo un uomo, e perciò, nel momento del pericolo, durante la Passione, anch’essi lo abbandonano e se ne vanno, delusi”.
A coloro che “rimpiangono” (spesso senza averlo letto o masticato) Benedetto XVI, suggerisco di ascoltare bene Leone XIV: ”Anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”. Qui c’è l’eco di Ratzinger, del pericolo di una società scristianizzata, di un ateismo dove Gesù è apprezzato ma non riconosciuto! Se i cattolici impegnati in politica non accompagnano il papa, lo faranno i laici relativizzandone il messaggio più profondo!
Che è uno, come ricorda papa Leone: “«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione”.
E siamo al punto centrale del manifesto di Leone XIV: “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”.
Il centrodestra, il polo conservatore accetta o no questa sfida che sta nelle pieghe della quotidianità? Accetta di dialogare con Leone XIV e una comunità in profonda difficoltà dove l’uomo e la “santità dei membri che compongono la Chiesa” sono al centro? Accetta la grande sfida di un bivio non più rinviabile: stiamo con Dio o stiamo con Chi si crede Dio? Mi dispiace, ma io non sto né con Musk e quelli che come lui pensano che i microchip siano lo Spirito Santo; né con filantropi alla Bill Gates che pensano di piegare la Natura a botte di Ogm e altro che fa schizzare i profitti in Borsa; né con i signori dei Social che governano le scelte di ciascuno di noi. È il momento della testimonianza e delle azioni.
di Gianluigi Paragone