Piacenza, licenziato primario dell'Ausl Emanuele Michieletti dopo l'arresto, Questura: "Abusi sessuali su quasi tutte le donne"
L’indagine contro Michieletti era iniziata a gennaio, dopo le denunce di due donne e le testimonianze di altre otto
Il primario di radiologia dell'Ausl di Piacenza Emanuele Michieletti è stato licenziato dopo l'arresto per abusi sessuali. Così recita una nota diffusa dalla direttrice Paola Bordasi: "Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza alle vittime. Il rispetto e la tutela della persona sono da sempre principi fondanti della nostra missione: ogni atto che possa ledere la dignità, la libertà o la sicurezza di chi lavora o si cura delle nostre strutture è inaccettabile". L’azienda sanitaria emiliana ha dichiarato di essere a disposizione delle autorità competenti e degli inquirenti, "garantendo condizioni ottimali per lo svolgimento di indagini" ed esprimendo "piena fiducia nel lavoro della magistratura". Michieletti intanto si è avvalso della facoltà di non rispondere durante la prima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari di Piacenza. L’indagine contro Michieletti era iniziata a gennaio, dopo le denunce di due donne e le testimonianze di altre otto.
Piacenza, licenziato primario dell'Ausl Emanuele Michieletti dopo l'arresto, Questura: "Abusi sessuali su quasi tutte le donne"
Emanuele Michieletti è stato arrestato qualche giorno fa, con l'accusa di abusi sessuali "su quasi tutte le donne", secondo la Questura. Il primario è accusato di 32 presunti abusi sessuali su infermiere, avvenuti nell'arco di 45 giorni.
Proprio la Questura qualche giorno fa tramite una nota aveva spiegato: "Le indagini delegate alla Squadra Mobile di Piacenza sono state svolte anche grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed hanno permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’ospedale. Il primario sottoposto agli arresti domiciliari compiva - fa sapere la polizia in una nota ufficiale - sistematicamente atti sessuali ai danni di dottoresse ed infermiere in servizio nel reparto da lui diretto”.
Per Michieletti, ora ai domiciliari, "sono stati adottati tutti i provvedimenti previsti dalla legge", secondo la direzione, così da poter "garantire un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso e professionale, in cui ogni operatore sanitario possa svolgere il proprio ruolo serenamente e con dignità".
L’azienda sanitaria conclude la nota con la garanzia, da parte propria, di continuare a collaborare "con le autorità in attesa degli sviluppi dell’inchiesta". L'Ausl potrebbe anche costituirsi parte civile "laddove sarà opportuno e necessario". L’azienda ha già fornito "ogni elemento utile a ricostruire i fatti", agevolando "il lavoro degli inquirenti secondo le indicazioni della Procura".