07 Maggio 2025
Parolin, fonte: imagoeconomica
Il cardinale Pietro Parolin è considerato il principale candidato al ruolo di nuovo Pontefice dopo papa Francesco al Conclave 2025, è stato segretario di Stato vaticano e ha lavorato nella diplomazia. E' lui a presiedere il Conclave che si apre il 7 maggio 2025, come aveva anticipato Il Giornale d'Italia. Questo compito spetterebbe teoricamente al Decano del collegio cardinalizio, che in questo momento è Giovanni Battista Re, oppure al Sottodecano, Leonardo Sandri. Tuttavia entrambi hanno più di 80 anni e non potranno entrare in Conclave, come previsto dalla norma che esclude i cardinali ultraottantenni dal voto. Lui è noto anche per essersi occupato per anni dello scontro teorico con la Cina. Di recente è stato definito "imperscrutabile con la faccia da poker".
"Un italiano imperscrutabile, con una faccia da poker, flemmatico e profondamente cauto. Anche i suoi sostenitori ammettono che gli manca il carisma di Francesco, ma come leader della macchina vaticana nell’ultimo decennio, è quello che ha messo in atto la visione di Bergoglio". Queste le parole con cui il New York Times ha descritto Pietro Parolin qualche giorno fa.
A differenza di Bergoglio, Parolin non ha mai avuto una parrocchia, perché ha passato l’intera carriera nella diplomazia. Per oltre un decennio, è stato il collaboratore più vicino e influente di Papa Francesco. Anche per questo è uno dei cardinali il pole per il ruolo di successore.
Nato il 17 gennaio 1955 a Schiavon, nella provincia e diocesi di Vicenza, Parolin è cresciuto in una famiglia cattolica praticante e umile. Suo padre era titolare di un negozio di ferramenta, mentre la madre insegnava alle elementari. Il padre morì in un incidente stradale quando lui aveva solo 10 anni e questo evento segnò molto la sua vita.
Parolin sentì la vocazione sacerdotale sin da quando era adolescente e, a soli quattordici anni, fece ingresso nel seminario diocesano di Vicenza. Ordinato sacerdote nel 1980 quando aveva venticinque anni, successivamente fu inviato a Roma per specializzarsi in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana.
Parolin si dedico in quegli anni anche alla preparazione per la carriera diplomatica al servizio della Santa Sede. Dopo aver completato una tesi sul Sinodo dei Vescovi, intraprese ufficialmente il percorso diplomatico vaticano nel 1986.
Dopo un primo incarico triennale in Nigeria, fu assegnato alla nunziatura in Messico, dove contribuì al ripristino dei rapporti ufficiali tra il Paese e il Vaticano. Nel 1992 fu richiamato a Roma per lavorare nella Seconda Sezione del Segretariato di Stato, alle dipendenze del cardinale Angelo Sodano, allora Segretario di Stato. Gli vennero affidate le relazioni con Spagna, Andorra, Italia e San Marino. Nel 2000 collaborò con il vescovo Attilio Nicora nella delicata attuazione della revisione del Concordato Lateranense del 1984.
Parolin è tra i pochissimi alti prelati rimasti in carica per quasi l’intero pontificato di Francesco. Il rapporto con il Papa ha attraversato alti e bassi, ma la fiducia non è mai venuta meno: Francesco ha più volte riconosciuto il valore del suo operato, confermandolo nel Consiglio dei Cardinali sin dal 2014. Per chi cerca un pontefice in linea con l'orientamento di Francesco - vicino ai poveri, favorevole a una Chiesa aperta e sinodale - Parolin appare come il naturale continuatore del cammino intrapreso, in grado di proseguire le riforme, ma con uno stile più misurato, sobrio e diplomatico.
Parolin ha sempre lavorato nel mondo della diplomazia e, tra il 2002 e il 2009, si occupò molto di disarmo nucleare, dialogo con i regimi comunisti e mediazione in aree di crisi. È ritenuto un profondo conoscitore delle dinamiche geopolitiche in Asia e Medio Oriente. Nel 2005 giocò un ruolo chiave nel riavvicinamento tra la Santa Sede e la Cina. L’approccio adottato da Parolin con Pechino portò, nel 2018, alla firma di un accordo provvisorio segreto sulla nomina dei vescovi cinesi, rinnovato nel 2020, 2022 e 2024.
L’intesa ha sollevato forti critiche, non solo da parte del cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun e dei cattolici cinesi fedeli a Roma, ma anche da autorevoli voci nel mondo cattolico europeo e statunitense, che accusano il Vaticano di aver fatto troppe concessioni al regime comunista cinese in un momento delicato, con conseguenze potenzialmente gravi. Parolin, tuttavia, ha sempre invitato a non giudicare con precipitazione, mantenendo un tono conciliante e misurato.
Tra il 2016 e il 2017, Parolin fu al centro di una controversia legata alla gestione della crisi dell’Ordine di Malta, culminata con la rimozione forzata del Gran Maestro Fra' Matthew Festing. Parolin è noto anche per la sua decisa contrarietà alla liturgia tradizionale, che ritiene in contrasto con il "nuovo paradigma" di Chiesa promosso da Papa Francesco, fondato sulla sinodalità, la decentralizzazione e una prospettiva globale. Ritiene che il pontefice abbia attuato in modo pieno lo spirito del Concilio Vaticano II.
Per i suoi detrattori, Parolin rappresenta un volto del progressismo ecclesiale, un diplomatico pragmatico che preferisce soluzioni politiche e compromessi alla chiarezza dottrinale. Viene anche visto come erede della diplomazia dell’Ostpolitik vaticana degli anni Sessanta, oggi spesso criticata, specialmente nel suo approccio verso la Cina. Per i suoi sostenitori, invece, è un uomo di grande idealismo, come spiega Adnkronos, promotore instancabile della pace e della concordia, dotato di una straordinaria capacità di mediazione e riservatezza, impegnato nel delineare una nuova direzione per la Chiesa del XXI secolo.
Nei giorni che precedevano il Conclave, Parolin è stato oggetto di alcune fake news sulla sua salute. Tra i cardinali aveva iniziato a circolare la voce secondo cui lui avrebbe avuto un malore improvviso. Parolin è uno dei candidati in pole per il ruolo di nuovo Papa e, come accaduto anche nel caso di Bergoglio, chi non vuole la sua elezione potrebbe alimentare voci negative sul suo conto.
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