Chiavari, manifesti "anti gender" di Pro Vita: "A scuola un attivista Lgbtq ha spiegato come cambiar sesso e ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo"
Diversi i manifesti di questo tipo che sono stati affissi a Chiavari, come chiaro segno di protesta. Contrario alla rimozione il sindaco Messuti: "Non li rimuovo"
Dei manifesti "anti gender" sono spuntati a Chiavari, affissi dagli esponenti di Pro Vita. Manifesti che condannano l'insegnamento di certe dottrine nelle scuole: "Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso", e "Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo", "La mia scuola ha permesso ai maschi di usare i bagni delle femmine".
Chiavari, manifesti "anti gender" di Pro Vita
Diversi i manifesti di questo tipo che sono stati affissi a Chiavari, come chiaro segno di protesta. Contrario alla rimozione il sindaco Messuti: "Non li rimuovo". La sua scelta ha raccolto il plauso di Pro Vita: "Respingiamo al mittente le infondate e assurde accuse di “sessismo”, “violenza”, “razzismo” rivolte contro i manifesti affissi anche a Chiavari, in provincia di Genova, contro l’ideologia gender nelle scuole e per la libertà educativa della famiglia. La richiesta di censura giunta al Sindaco Messuti da parte della vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Valentina Ghio, delle Consigliere regionali del Pd Katia Piccardo e Carola Baruzzo e dal capogruppo di Avs in Consiglio Regionale Selena Candia, insieme ad attivisti di Rete Lenford e di Liguria Rainbow, è semplicemente scandalosa. Bene ha fatto il sindaco Federico Messuti a ribadire l’assoluta legittimità dei nostri manifesti, che non verranno rimossi perché inoffensivi e tutelati dal diritto di espressione sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana. Confermiamo dunque che le affissioni resteranno e continueranno nei prossimi giorni e settimane nelle principali città liguri e italiane".
Il Partito Democratico: "È una scelta che condanniamo. Questi manifesti promuovono una becera propaganda contro la sedicente 'teoria gender' che in realtà non esiste: quello che chiediamo insieme alle associazioni che tutelano i diritti della comunità Lgbtqia+ è di creare dei veri percorsi di educazione all'affettività, al rispetto reciproco e alla cittadinanza consapevole, volti a includere tutti senza che nessuno debba sentirsi giudicato o discriminato per quello che è. Questi percorsi devono coinvolgere anche le scuole perché si tratta di formare dei cittadini consapevoli, che non vogliano escludere nessuno. Non possiamo accettare l'insegnamento della discriminazione travestita da educazione, non possiamo accettare che chi divide ci venga a insegnare il rispetto".