Postumi della orgia Design Week. Cosa rimane, cosa da dimenticare. I top e i flop. Via dalla pazza folla
Una Grande Fiera di paese dove c’é un’accozzaglia di tutto, una turba umana a caccia di gadget, ingressi gratuiti e bollicine, quelle volgarité. Le auto non si vendono, ma lo stesso i “cannibali ” di design si mettono in fila per ammirare le installazioni, bellissime, di Audi nel cortile dell’ex monastero, oggi trasformato in cinquestelle, e di Range Rover in piazzetta Belgioioso offuscando la facciata della casa di Alessandro Manzoni. Piatto ricco mi ci ficco e la Range oltre ad aver sborsato una paccata di soldi ha lanciato anche il suo profumo carbon negative (cioè non inquinante), ma le macchine sì che inquinano.
La smania di esserci a tutti i costi. Per “Esserci senza veramente esserci. Tra i 5000 eventi fuorisalone impossibile da mappare. Caos ovunque”, commenta l’archistar Massimiliano Locatelli. Si chiama Cif Infinite House lo spazio da lui creato, un’installazione che sembra una scatola di vetro e specchi, dentro il nuovissimo detergente Cif, new entry alla Milano Design Week. Se è di design puoi pulirlo’, è il suo concept, una full immersion di suggestioni cromatiche e cronologiche selezionando dall’archivio della Fondazione Castiglioni gli objets trouvés del celebre designer, suo mentore al Politecnico di Milano. E che nostalgia di quegli anni ’60. Ancora un omaggio al passato a Fortunato Depero all’Arabesque che racchiude tante anime: é concept store, design gallery, libreria, bistrot, ideato da Chichi Meroni che, attraverso “ Infinite moltiplicazioni”, questo il nome della sua installazione che riporta agli anni del futurismo, dinamismo e innovazione. Depero ed altri danno vita ai primi manifesti pubblicitari della Scac ( società di cementi armati e centrifugati), una perfetta sinergia fra arte e pubblicità.
Da Issey Miyake nel suo flagship store un’installazione che esplora il potenziale del tessuto nel design della luce. In collaborazione con lo studio svizzero Atelier Oï, il progetto introduce due serie di lampade: paralumi in tessuto plissettato e in maglia senza cuciture, modellabili e componibili.
Code lunghissime. Io rimango irretita nella fila della fila per aver accesso all’installazione interattiva della cucine AEG. Non ci sto a cedere i miei dati in cambio di una bag e me vado.
Da Artemest un odioso ragazzo del servizio d’ordine mi rimbalza, mi chiede il qrcode, il tesserino stampa, articoli di design scritti e carta d’identità come prova che fossi io. Prossimo step di verifica sarà un chip infilato sotto pelle. Sono le esagerazioni di controllo per entrare nella casa di Alberta Ferretti. L’appartamento liberty di Via Doninzetti è un bellissimo contenitore il contenuto é un dejà vue ribollito. Mi risparmiavo la fila. Si chiama Romantic Brutalism, non so cosa voglia dire e vado oltre.
E’ il contenuto che deve valorizzare il contenitore e non viceversa. Cassina propone una performance immersiva al Teatro Lirico Giorgio Gaber e celebra il 60° anniversario della Collezione Le Corbusier, la sua iconica long chaise ha fatto scuola.
Assolutamente geniale. E’ la vera rivelazione di questa edizione, Manuel Riva, laurea in fisiologia naturale, connette piante con la tecnologia ed emozioni. E nel suo Digital Garden ho sfiorato le foglie in un invisibile dialogo e scambio di “energia” ma lui le chiama elettricità. Il pezzo più bello? Louis Vuitton a palazzo Serbelloni presenta una collezione carica di meraviglie di Objects Nomades. E accarezzo un calciobalilla sottomarino con le gambe di squame di pelle di coccodrillo, un “corpo” di intrecci di pellami e “incrostazioni" madreperlacee, dove si fronteggiano due squadre di sirene. Pezzo unico disegnato dallo studio Campana, valore di 250mila euro.
Ho giocato con le palle di TecnoGym, un vero toccasana per la schiena di chi passa tante ore davanti al computer. Tra cyclette, tapis roulant, vogatori e Stefano Accorsi guest Ambassador, il fitness entra in salotto con il Tecnogym Reform, pratico, efficiente, versatile, adatto dal beginner al palestrato incallito, realizzato in in Carbon Grey e il Diamond Black, è la massima evoluzione del pilates inventato già negli anni ’20 da Joseph Pilates. Avere un garage porta buono: hanno rodato la loro genialità Steven Jobs, Jeff Bezos e Nerio Alessandri che da, pioniere del wellness, inventò nel 1983 la sua prima attrezzatura per palestra. Su Tecnogym App, ( sono anche sponsor delle Olimpiadi 2026) i video on demand per ogni livello e obiettivo di fitness. Lo voglio!.
Ho paura degli uomini che bevono e picchiano mia madre, lo scrive un bambino sardo e fa parte dell’installazione multiforme dove Antonio Marras, sardo di Alghero, trasforma il suo spazio in un palcoscenico di emozioni, un labirinto poetico dove risuona la voce della maestra. Ha registrato quella della madre della sua ricamatrice, 90enne, analfabeta, in mezzo ad alunni/pupazzi seduti ai vecchi banchi di scuola in formica e il cattivo finisce con le orecchie da asino dietro la lavagna. I grembiulini per dargli quel tocco vintage Marras li ha attinti nel tè, lui dipinge anche con il caffè e fiocchi cuciti a mano. Chi non ha visto “Chi Ama”, questo il titolo, avete perso un gran pezzo di “geografia” sentimentale.
La Library of Light allestita nel Cortile d’onore della Pinacoteca di Brera che per fortuna si fermerà un po’ più a lungo. Smontarla sembra un vero peccato, dopo che il sindaco Sala ha consegnato alla città le piazze più brutte, Largo Augusto e Piazza San Babila perché non “adottare” La Library of Light e renderla permanente? 2000 libri su scaffali roteanti. In fondo il significato vuole essere illuminiamoci con la cultura. Non è il caso di Sala.