Il futuro prossimo venturo: una società italiana profondamente iniqua, un'Italia nuovamente ridotta a patria di emigranti

Vita a Citylife: tra influencer, ereditiere gonfie di botox, calciatori e agenti immobiliari vestiti da pagliacci

La signora milanese cerca casa per la figlia. 12.000 euro al metro quadrato non le sembrano troppi.
La figlia vuole abitare vicino a mamma, a Citylife. La data del matrimonio è già stata fissata. Il fidanzato le ha già regalato l'anello di brillanti: lavora in finanza, si è laureato alla Bocconi, ha fatto un Master a Londra, lo stagista per un anno a 800 euro al mese e ora – a 28 anni, guadagna 2.200 euro netti al mese.
Se riuscisse a risparmiare 1.000 euro al mese, ogni anno potrebbe comprarsi un metro quadro e, dopo 150 anni, un appartamento come quello che la futura suocera sta per comprare. Anticipo l'obiezione: “Ma in pochi anni guadagnerà di più”. Ma davvero siete tanto ottimisti da pensare che tra qualche anno esisteranno ancora analisti di borsa? Io penso piuttosto che il lavoro verrà fatto dall'IA, con l'ausilio di un tecnico informatico.
La futura moglie non lavora: “Sono una ragazza tradizionale, detesto il femminismo”. Ovviamente, non sa cucinare, né ha mai rifatto il proprio letto o lavato un pavimento. Il suo modello di “donna tradizionale” è sua madre, gonfia di botox, seno al silicone, cervello da gallina (ma per carità, non mettete in dubbio la sua intelligenza: suo padre era un Cumenda, un semianalfabeta diventato ricco che le ha lasciato un conto in Svizzera sufficiente a soddisfare ogni capriccio: dallo chalet a Celerina alla vacanza annuale alle Seychelles).
Il futuro marito lavora 10 ore al giorno. Ha una sorella laureata a Losanna, manager a L'Oréal. Dopo uno stage di sei mesi a Ginevra, è stata trasferita a Düsseldorf. Per la stessa posizione lavorativa, lo stipendio a Ginevra è di 6.000 euro, a Düsseldorf 3.200 e a Milano 1.600. La vita a Ginevra costa il doppio che a Düsseldorf e a Milano, Düsseldorf è meno cara di Milano.
L'agente immobiliare è una macchietta: collo della camicia alto fino al lobo dell'orecchio, giacca da clown monopetto a bande colorate con revers a lancia, pantaloni senza pinces al polpaccio. Un nuovo ricco cafone - Milano ne è piena – che si crede un trendsetter.
Li osservo dalla finestra del mio studio, a Citylife. Conosco la madre: come cantava Sergio Caputo, “Son stato in prova nel jet set, ma non ho superato il test”. Un mese fa mi ha chiesto di assisterla in una controversia contro Etihad Airways riguardante il ritardo di un volo in First class da Abu Dhabi a Milano: l'ho gentilmente accompagnata alla porta, nessuna legge mi impone di difendere una persona che avrei rieducato con metodi stalinisti.
Questo è il presente. I nostri figli migliori se ne vanno e qui – a Milano, Citylife – restano i calciatori e questa varia umanità.
Mi danno dello snob, mi scrivono: “Chi ti credi di essere per criticare sempre tutto e tutti?”.
Ho orrore di tutto, vivo nascosto. Ho fatto mio il motto degli epicurei Lathe biosas.
No, non è per me che sono preoccupato. E' per le mie figlie. La profezia di Klaus Schwab “Non avrete più nulla e sarete felici” si sta avverando: almeno la sua prima parte senza nessuna garanzia che poi segua la seconda.
Sono un liberale, non un marxista: non ho mai creduto all'equazione capitalista uguale a sfruttatore. Non disprezzo a priori chi ha fatto i soldi, se ho un difetto è che ho gusti un po' più sobri e classici dell'agente immobiliare VIP.
Se mi preoccupo, è perché la società italiana è sempre più iniqua e i nostri ragazzi più preparati sono costretti a emigrare. Come profetizzava Leonardo Sciascia, la linea delle palme è salita al Nord: oggi si emigra da Milano centro.
Le statistiche sono preoccupanti: il potere di acquisto di un giovane impiegato di oggi è una frazione di quanto fosse trent'anni fa.
Ma che bella prospettiva guadagnare 1.600 euro al mese dopo una laurea e un Master (pagato 50.000 Euro) per 10 ore di lavoro, con la spada di Damocle di essere presto sostituito da un programma informatico!
A Milano l'affitto di una monolocale non costa (spese incluse) meno di 1.000 euro al mese. Con i restanti 600 euro un giovane riesce a malapena a fare la spesa. Una Grande Panda (elettrica, per carità!) costa più di 20.000 euro. Resteranno in città soltanto i calciatori, le ereditiere facce di botox e gli agenti immobiliari dei VIP?
Di Alfredo Tocchi