Omicidio Saman Abbas, oggi la sentenza in appello, il padre Shabbar si professa “innocente”: “I genitori non ammazzano i figli, lei era la mia luce”

È in corso a Bologna il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas. Nel frattempo, il padre Shabbar si dice “innocente”. Per i 5 imputati è stato chiesto l’ergastolo

È attesa per questa sera la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna nel processo per l’omicidio di Saman Abbas, la giovane pachistana di 18 anni uccisa tra aprile e maggio del 2021 nelle campagne di Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Nel frattempo, il padre di Saman, Shabbar Abbas si professa “innocente” e dichiara: “I genitori non ammazzano i figli, lei era la mia luce”. Per tutti e 5 gli imputati è stato chiesto l'ergastolo.

Attesa la sentenza in appello per l’omicidio di Saman, per i 5 imputati è stato chiesto l’ergastolo, il padre: "Sono innocente"

Nel corso dell’udienza odierna ha preso la parola l’avvocata Sheila Foti, legale difensore di Shabbar Abbas, il padre della ragazza, condannato all’ergastolo in primo grado insieme alla moglie Nazia Shaheen. Foti ha esordito con una riflessione che ha colpito l’aula: "Credo che Saman possa essere ritenuta la figlia di tutti noi. Mi sono chiesta se accettare questa difesa, e quando ho avuto il primo colloquio con Shabbar, lui mi ha detto: ‘Un padre e una madre, con la P e la M maiuscola, non ammazzano le figlie. Lei era la mia luce".

Durante la sua arringa, durata oltre due ore, la legale ha messo in discussione la credibilità del fratello di Saman, testimone chiave dell'accusa: "Come testimone oculare non è assolutamente credibile", ha dichiarato. Riguardo alla sera dell’omicidio, Foti ha ricostruito quanto accaduto secondo la difesa: "Quel giorno la ragazza disse che quella sera sarebbe andata a prenderla un'amica". Ha poi sollevato un interrogativo: "Sono state trovate tracce biologiche di una donna sui semi di zucca nel luogo dove è stata uccisa Saman. E se avesse avuto appuntamento con qualcuno, e questo qualcuno fosse stata una donna?"

Nelle battute finali della sua difesa, l’avvocata ha ribadito la posizione dell’imputato: "I genitori non sapevano nulla di quanto accaduto, certamente non Shabbar", aggiungendo con convinzione: "Il ricordo di Saman debba andare oltre la ricostruzione del delitto d'onore: se vogliamo darle giustizia dobbiamo ricostruire quello che è veramente successo."

Oltre ai genitori della ragazza, nel processo sono coinvolti anche lo zio Danish Hasnain, condannato in primo grado a 14 anni, e i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, assolti in primo grado. Per tutti e 5 gli imputati, la Procura generale ha chiesto l’ergastolo.

In aula, prima della chiusura dell’udienza, hanno preso la parola anche i due cugini di Saman, rilasciando dichiarazioni spontanee. "Sono innocente, non ho avuto nessun ruolo in questa vicenda, come anche Nomanhulq. Non siamo colpevoli, non vogliamo andare di nuovo in carcere e chiediamo giustizia", ha dichiarato Ikram Ijaz. A lui ha fatto eco Nomanulhaq: "Mi dispiace moltissimo di quello che è successo, ma su questo non posso riferire". E ha aggiunto: "L'errore che abbiamo fatto è allontanarci da qua, se non fossimo fuggiti non saremmo in questa situazione."