Inchiesta Equalize, “il re del superbonus” Lorenzo Sbraccia arrestato a Milano, tentata estorsione con metodi mafiosi, in ballo 35 mln di €

Il fondatore della società Fenice Spa è accusato di aver fatto pressioni con l’aiuto della ‘Ndrangheta per non pagare 35 milioni ad una ditta appaltatrice

Lorenzo Sbraccia, “il re del superbonus” è stato arrestato a Milano dai carabinieri del Ros con l'accusa di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito del filone d’indagine Equalize, nato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nunziatino Romeo. L’imprenditore romano, fondatore della Fenice Spa, è accusato di aver fatto pressioni con l’aiuto della ‘Ndrangheta per non pagare 35 milioni ad una ditta appaltatrice.

Arrestato a Milano “il re del superbonus” Lorenzo Sbraccia, minacce con l’aiuto della ‘Ndrangheta

A ordinare la custodia cautelare in carcere è stato il gip di Milano, che ha firmato misure restrittive per Sbraccia, 58 anni, e altri 7 indagati. Raggiunto da misura anche Nunziatino Romeo, già arrestato il 23 marzo scorso per un altro episodio di violenza privata aggravata, sempre connesso all’operazione Equalize. A far scattare la nuova inchiesta, le dichiarazioni di Romeo stesso, pentito nel processo ‘Ndrangheta stragista: “Io, il signor Sbraccia, non l'ho mai visto (...) era un incarico (...) l'ho accettato perché non potevo dire di no a Carmine Gallo”. Gallo, figura chiave della struttura investigativa privata Equalize (deceduto il 9 marzo), era al centro del sistema di dossieraggi già oggetto di indagine della procura di Milano.

Secondo quanto ricostruito, la vicenda ruota attorno a un contenzioso fra Fenice Spa e una società di costruzioni lombarda impegnata su un cantiere milanese. Sbraccia avrebbe interrotto i pagamenti sui SAL (Stati di Avanzamento Lavori), portando la ditta appaltatrice a bloccare i lavori e presentare due ricorsi per decreti ingiuntivi da 35 milioni di euro.

Di fronte a queste richieste, Sbraccia avrebbe cercato un “mediatore” in grado di forzare la controparte a scendere al tavolo e accettare un saldo “di gran lunga inferiore”. La somma proposta: 8 milioni di euro.

Per raggiungere l’obiettivo, l’imprenditore romano si sarebbe affidato, scrivono i Ros, sia a “un legale di Vibo Valentia ma con studio a Roma, ritenuto vicino a contesti criminali calabresi”, sia all’agenzia investigativa Equalize. Secondo i militari, “l'attività intimidatoria, benché infruttuosa, era stata promossa dall'avvocato vibonese e da due persone dell'agenzia Equalize, su incarico dell'imprenditore romano e organizzata dai Barbano”.

Oltre a Sbraccia, arrestate altre 7 persone nell'inchiesta Equalize

Le pressioni sarebbero state affidate a soggetti collegati, secondo la loro storia giudiziaria, alla ‘ndrangheta, in particolare alla cosca Barbaro-Rosi di Platì, con ramificazioni anche in Lombardia. Tra questi, Romeo, 60 anni, sarebbe stato attivo da maggio a ottobre 2023 per spingere la ditta appaltatrice ad accettare la proposta al ribasso.

Ma il quadro si complica ulteriormente: Romeo, secondo il gip, avrebbe agito non solo per conto di Sbraccia, ma anche per “favorire il subentro” di imprese legate ai Barbaro in quel cantiere. Scrive ancora il gip che l’azione era motivata anche da un “interesse diverso da quella mediazione mafiosa, che interessava in realtà al polo Equalize”, ossia Gallo e Calamucci. Sbraccia, infatti, era “uno dei clienti principali dei presunti accessi abusivi” al centro del filone principale dell’inchiesta.

Secondo Romeo, Calamucci sarebbe stato “più pressante di Gallo” nel voler individuare un mediatore criminale per costringere la controparte a trattare. Alla fine, Sbraccia e altri 7 indagati sono stati arrestati, uno agli arresti domiciliari.