Omicidio Giulia Cecchettin, i giudici: "Le 75 coltellate segno di inesperienza, non di crudeltà, Turetta non accettava l'autonomia della ragazza"

In 150 pagine di motivazioni della condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, vengono riportati alcuni passaggi importanti. Il giovane ha ricevuto la condanna lo scorso 3 dicembre

Nelle motivazioni che hanno portato all'ergastolo per Filippo Turetta, i giudici hanno scritto anche che le 75 coltellate inflitte alla ragazza sono dettate da "inesperienza" e non da "crudeltà". "Aver inferto settantacinque coltellate non si ritiene che sia stato, per Turetta, un modo per infierire crudelmente o per fare scempio della vittima, ma il modo in cui Turetta ha compiuto il femminicidio di Giulia Cecchettin, con una ‘dinamica’ ‘certamente efferata’, sia stato “conseguenza della inesperienza e della inabilità" del 23enne.

Omicidio Giulia Cecchettin, i giudici: "Le 75 coltellate segno di inesperienza, non di crudeltà"

In 150 pagine di motivazioni della condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, vengono riportati alcuni passaggi importanti. Il giovane ha ricevuto la condanna lo scorso 3 dicembre. I giudici della Corte d'Assise scrivono che la dinamica non permette di "desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio, che Filippo Turetta volesse infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive non è a tal fine valorizzabile, di per se, il numero di coltellate inferte". Aver inferto 75 coltellate non sarebbe stato "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima ma conseguenza della inesperienza e della inabilità" di Turetta.

I colpi sono stati inflitti "quasi alla cieca", e quindi "tale dinamica, certamente efferata si ritiene sia stata dettata, in quelle particolari modalità, da una deliberata scelta dell'imputato". Turetta per i giudici "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e pulito", cosi ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia "non c'era più". Ha dichiarato di essersi fermato "quando si è reso conto che aveva colpito l'occhio: 'mi ha fatto troppa impressione', ha dichiarato. Orbene, considerata la dinamica complessiva... non si ritiene che la coltellata sull'occhio sia stata fatta con la volontà di arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva".   

Anche i punti delle ferite causate dalle coltellate "appaiono frutto di azione concitata, legata all'urgenza di portare a termine l'omicidio", per cui non sarebbero un elemento "significativo della sussistenza, in capo all'imputato, di volontà di voler infliggere in danno della vittima sofferenze aggiuntive e gratuite, necessaria al fine di poter ritenere integrata l'aggravante della crudeltà".

L'aggressione a Giulia Cecchettin è durata complessivamente circa 20 minuti, "lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire 'imminente morte", scrivono i giudici. "A tal fine - aggiunge il collegio - manca tuttavia la prova che l'aver prolungato l'angoscia della vittima sia atto fine a sé stesso, frutto della deliberata volontà dell'imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita".

Turetta "si è limitato ad ammettere solo le circostanze per le quali vi era già ampia prova in atti d'altra parte", e questa condotta "è in linea con il contegno tenuto in sede di primo interrogatorio, quando egli non solo ha sottaciuto ma ha apertamente mentito in ordine a diverse, anche gravi, circostanze poi emerse a seguito delle accurate indagini svolte".

"Dalle intercettazioni delle conversazioni occorse in carcere tra lui e i genitori - prosegue la sentenza - si evince chiaramente come egli fosse a conoscenza del fatto che, oltre agli elementi fino ad allora emersi, vi era molto altro a suo carico, eppure si è guardato bene dal riferirne in sede di interrogatorio". Il giovane ha mantenuto "lucidità e razionalità" dopo aver ucciso l'ex ragazza, con la "chiara e innegabile volontà di nascondere il corpo in modo quantomeno da ritardarne il ritrovamento". L'operazione di occultamento del cadavere è definita "accurata", e lo si evince da dettagli come "la scelta del luogo in cui abbandonare il cadavere, la distanza rispetto alla zona, le modalità in cui il corpo è stato lasciato". Questi "sono elementi che fanno ritenere integrati sia l'elemento oggettivo sia quello soggettivo del reato".