Numeri di telefono privati di Mattarella, Meloni, Crosetto e Piantedosi online per 50€ al mese, procura di Roma apre indagine

Sono apparsi online i numeri di telefono privati dei vertici di Stato, tra cui Mattarella, Meloni, Crosetto e Piantedosi. Per reperirli basta iscriversi a una piattaforma per 50€ al mese

Reperibili online i numeri di telefono privati dei più alti vertici di Stato italiani. Tra i contatti disponibili, quelli del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Matteo Piantedosi. Procacciarsi i numeri di telefono non era affatto difficile, basta iscriversi a servizi di lead generation per 50€ mensili.

Online numeri di telefono privati di Mattarella, Meloni, Crosetto e Piantedosi

La Procura di Roma ha aperto un’indagine su una vicenda che, se confermata nei dettagli emersi finora, potrebbe rappresentare uno dei casi più gravi di esposizione di dati sensibili ai danni delle più alte cariche istituzionali del Paese. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, alcuni numeri privati di figure apicali dello Stato – non si tratta di numeri istituzionali, bensì di numeri personali – sarebbero finiti all’interno di database facilmente reperibili online, attraverso piattaforme di lead generation a pagamento.

La denuncia è partita da Andrea Mavilla, informatico con una lunga esperienza nel settore, compresi 13 anni in Apple, oggi esperto di sicurezza digitale. Il 17 marzo, Mavilla ha presentato una segnalazione dettagliata, che ha trovato ascolto presso la Polizia Postale. Ora, l’informativa tecnica è attesa dalla Procura di Roma, che valuterà eventuali profili penali.

La vicenda, oltre a suscitare forte allarme, ha messo in luce un sistema opaco e pericolosamente accessibile: “Secondo Il Fatto Quotidiano per una mano esperta, ma nemmeno troppo, sarebbe facile procacciarsi il numero privato di Sergio Mattarella, ma anche di Giorgia Meloni o di Guido Crosetto o di Matteo Piantedosi”. Il meccanismo? Semplice: basta iscriversi a servizi di lead generation che, per appena 50 euro al mese, mettono a disposizione interi elenchi di contatti – tra cui quelli di 2.125 soggetti riconducibili alla Presidenza del Consiglio, oltre 13.000 tra dipendenti ed ex del Ministero della Giustizia, e numerosi dipendenti del Viminale, della Difesa e dell’Inps.

Le piattaforme in questione, secondo l’indagine del quotidiano, “hanno sede negli Usa, in Israele e in Russia”, rendendo più difficile per gli investigatori italiani risalire ai responsabili o quantomeno chiarire le modalità di acquisizione e trattamento dei dati. La Polizia Postale, e in particolare il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic), è al lavoro per individuare eventuali connessioni con aziende che potrebbero aver raccolto e poi rivenduto i dati personali.

Un nodo cruciale riguarda la liceità della raccolta: la legge sulla privacy prevede paletti molto stringenti, soprattutto in presenza di dati riconducibili a figure pubbliche e in ambiti così delicati. Anche se le linee telefoniche istituzionali sembrerebbero “al sicuro, come conferma la cybersecurity nazionale”, il rischio concreto è che i numeri privati vengano usati per geolocalizzare i movimenti di ministri, alte cariche o del Presidente della Repubblica stesso. Un incubo in termini di sicurezza nazionale.

Il Fatto Quotidiano, nell’articolo firmato da Giulio Cavalli e Antonio Massari, afferma: “Appartengono ai vertici dello Stato e sono tuttora attivi”, sottolineando che i numeri sono stati verificati. Inoltre, le aziende monitorate offrirebbero l’accesso a questi database per cifre irrisorie: 600 euro l’anno, con strumenti facilmente accessibili a chiunque abbia un minimo di competenze informatiche.

A rendere il caso ancora più inquietante è la facilità con cui questi dati possono essere acquistati e, potenzialmente, sfruttati. Mavilla ha già coinvolto numerosi stakeholder nel suo allarme, che sembra trovare ora la dovuta attenzione anche a livello giudiziario. Ma resta da capire se e come sarà possibile intervenire efficacemente, soprattutto su piattaforme che operano oltre i confini nazionali.