Vaticano in attesa: il dilemma di Papa Francesco tra resistenza e addio - RETROSCENA
Dopo il ricovero, il Pontefice torna a Santa Marta, ma il tema delle dimissioni agita la Curia. Resterà al timone o si farà da parte? E, in caso di rinuncia, sarà un Papa emerito silenzioso alla Ratzinger o una voce ancora influente (e prepotente)?
Nei lunghi corridoi del Palazzo Apostolico, tra i marmi freddi e le stanze ovattate che custodiscono segreti secolari, il tema delle dimissioni di Papa Francesco non è più solo un’ipotesi lontana. Anticipammo la questione in esclusiva già all'inizio del ricovero al Gemelli. Ebbene, è una questione che serpeggia tutt'ora nei conciliaboli riservati dei cardinali più influenti, nei silenzi carichi di significato delle stanze di Santa Marta, e persino nei sospiri dei monsignori che sussurrano nelle sacrestie.
Il ritorno del Pontefice alla sua residenza, dopo un ricovero lungo e complesso, non ha fugato i dubbi: la sua salute, sebbene in ripresa, resta fragile. "Francesco è lucido, ma sa che il tempo è un nemico implacabile", confida un prelato vicino al Papa, lasciando intendere che il Pontefice stia riflettendo su un futuro sempre più incerto.
Il nodo delle dimissioni
La questione non è solo fisica, ma istituzionale. Se Papa Francesco dovesse rinunciare, lascerebbe un vuoto enorme, con un precedente ancora fresco: Benedetto XVI, il primo Papa emerito della storia moderna, ha vissuto in silenzio gli anni del post-pontificato, rispettando la sacralità del successore. Ma Francesco, uomo di parola e di battaglia, potrebbe davvero rimanere in ombra? O diventerebbe una voce ingombrante, capace di influenzare la Chiesa e di dire la sua anche da "pensionato"?
Nei Sacri Palazzi, la preoccupazione è palpabile. Un Papa emerito lo si gestisce con la discrezione, ma un Papa come Francesco, con il suo carisma e la sua volontà di guidare la Chiesa verso una riforma ancora incompiuta, potrebbe non essere un osservatore silenzioso. "Il rischio è che ci siano due Papi che parlano, anche senza volerlo, e questo potrebbe creare confusione", ammette un alto prelato della Curia.
Tra Santa Marta e il Conclave
A Santa Marta, Francesco ha già cominciato a ricevere i suoi collaboratori più fidati. Il Cardinale Víctor Manuel Fernández, stretto confidente e Prefetto della Dottrina della Fede, ha già lasciato intendere che il Papa sta pensando a una “nuova fase” del suo pontificato. Ma quale? Una leadership più delegata, forse, con una presenza ridotta ma ancora influente? Oppure un passo indietro definitivo, per lasciare che sia il prossimo Conclave a decidere il destino della Chiesa?
Nei corridoi, intanto, si osservano con attenzione i movimenti di alcuni cardinali che potrebbero diventare protagonisti in caso di sede vacante. L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, è uno dei nomi che circolano, così come l’americano Robert McElroy, progressista e vicino alla visione di Francesco. Ma anche i conservatori si stanno muovendo: Raymond Burke, sempre critico nei confronti delle riforme del Papa, sta consolidando alleanze.
L'ora delle decisioni
Da sempre ogni sera, Francesco si ritira nelle sue stanze con una pila di documenti e qualche libro sulla scrivania. Tra le pagine, non solo i dossier della Curia, ma anche testi che parlano di Chiesa, di riforme, di futuro. "Il Papa non ha ancora deciso, ma il tempo stringe", dice un ecclesiastico di lungo corso.
E così, mentre le luci di Roma si spengono e il Tevere scorre lento sotto il cielo notturno, dentro le mura leonine si continua a discutere. Il Papa torna a Santa Marta, sì. Ma la vera domanda è per quanto tempo ancora resterà il timoniere della barca di Pietro.