Sestri Levante, dopo la condanna per omicidio i due amanti tentano la carta della Corte europea
I legali della donna puntano su una lettera che di fatto scagionerebbe la loro assistita, ma la Cassazione ha già respinto il ricorso: "Ci fu istigazione"
Potrebbe essere riaperto il processo su uno dei delitti che più avevano catalizzato l’attenzione dei media negli anni scorsi in Liguria, sebbene entrambi al momento si trovino la strada sbarrata. Da una parte la Suprema Corte, dall’altra lo Stato opponendosi a un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, dicono che su quella vicenda non c’è più nulla da scoprire. Il caso al centro dello scontro giudiziario è il delitto di Antonio Olivieri, artigiano di 50 anni ucciso a Sestri Levante nel 2017. La Cassazione aveva confermato 30 anni di carcere nei confronti di Gesonita Barbosa, all’epoca trentottenne, ex moglie della vittima, e Paolo Ginocchio, che aveva 49 anni, nuovo compagno di Gesonita. Secondo i giudici lei istigò lui a uccidere, per motivi economici e affettivi: era insoddisfatta di quel che Olivieri le corrispondeva mensilmente dopo il divorzio, poiché spendeva ogni mese una fortuna al gioco, e non gli perdonava d’aver ottenuto l’affido dei figli.
Gesonita potrebbe provare la strada della Corte europea, verso la quale s’era già orientato Ginocchio contestando le modalità delle perquisizioni. L’Italia ha replicato sostenendo che non fu violato alcun diritto e a breve i giudici pronunceranno la parola definitiva. La Cassazione aveva confermato quanto ricostruito dai processi svoltisi a Genova: Gesonita Barbosa non perdonava al suo ex marito d’aver ricevuto l’affido dei due figli e per punirlo si è servita dell’aiuto di Paolo Ginocchio, suo nuovo partner.