Emilia Romagna vira al turismo 'gender fluid', “bollino LGBTQ+” per "strutture inclusive", dure le critiche: “Violata uguaglianza, soldi pubblici buttati”
La critica di Pro Vita e Famiglia: "Il turismo è turismo, non scelta ideologica"
L'Emilia Romagna vira verso il turismo "gender fluid": corsi di formazione per operatori turistici per imparare accoglienza e modo di comportarsi con i visitatori della comunità "queer" e "bollino lgbtq" per le strutture aderenti. Le critiche di Pro Vita e Famiglia: "Soldi pubblici buttati per le associazioni arcobaleno, il turismo non è ideologia, violato il principio di uguaglianza". FdI: "Discriminazione al contrario".
Emilia Romagna vira al turismo 'gender flud', “bollino LGBTQ+” per "strutture inclusive", dure le critiche: “Violata uguaglianza, soldi pubblici buttati”
La decisione della regione è stata molto discussa. L'assessore del Turismo Roberta Frisoni, Pd, ha detto che si tratta di un "progetto che racconta un nostro grande valore, quello di saper difender i diritti delle persone e di essere capaci di accogliere tutti, di essere inclusivi a 360°". Per questo si è scelto di dare un "bollino inclusivo" a tutte le strutture che si certificheranno al programma, per il quale dovranno pagare un costo ancora non specificato. Si parla anche di "sviluppare la sensibilità" degli operatori turistici e della "cittadinanza" in generale.
Non sono mancate le critiche alla proposta. Pro Vita e Famiglia ha stroncato il progetto: "Dobbiamo quindi aspettarci che le strutture che non si allineano verranno forse penalizzate? Si tratta di una grave violazione del principio di uguaglianza: perché creare strutture “certificate LGBTQ+”? Esistono forse hotel per eterosessuali? Le persone scelgono le vacanze in base al proprio orientamento sessuale? Il turismo è turismo, non una questione ideologica. Questo progetto sembra piuttosto l’ennesima operazione per far confluire fondi pubblici alle associazioni LGBTQ e arrivati a questo punto, ci chiediamo quanti?”. Bocciatura anche per FdI che attacca la "sinistra ipocrita", rea di non "credere nella vera uguaglianza, scegliendo invece di creare categorie di cittadini"; una scelta che viene definita come "esattamente l'opposto dell'inclusione, una discriminazione al contrario". "Non servono formazioni ideologiche per insegnare ciò che è già naturale nel nostro tessuto culturale" afferma il partito della premier Meloni.