Donna transgender licenziata dopo aver cambiato sesso, il Tribunale di Pisa dà ragione all'azienda: "Nessuna discriminazione, solo questioni di bilancio"
L'azienda pisana avrebbe saputo del cambio di sesso solo dopo il licenziamento, ora il ricorso alla Corte d'Appello di Firenze
Una donna transgender è stata licenziata da una ditta di Pisa dopo aver iniziato un processo di transizione, ha intrapreso un'azione legale per discriminazione ma il Tribunale di Pisa dà ragione all'azienda: "Nessuna discriminazione, solo questioni di bilancio". Ora la questione verrà esaminata dalla Corte d'Appello di Firenze.
Donna transgender licenziata
La trentenne toscana era stata assunta nel 2023 dalla ditta pisana, come tecnico impiantista specializzato a 40 ore settimanali, con un contratto a tempo indeterminato. A dicembre dello stesso anno, secondo quanto emerso dal processo, la donna era stata costretta a restare a casa per via di alti livelli di stress ed ansia derivati dalle condizioni di lavoro: ritmi serrati, orario di lavoro superiore a quello contrattuale. Inoltre in quel periodo aveva intrapreso un percorso di transizione di genere, cosa che aveva intenzione di comunicare all'azienda e agli altri dipendenti in una riunione, di cui avrebbe fatto richiesta tramite mail, datata 15 dicembre.
Secondo la versione della donna, questa richiesta non è mai stata approvata e nel gennaio 2024 l'azienda l'ha licenziata. Da lì la scelta di intraprendere un'azione legale per discriminazione.
Il Tribunale di Pisa: "Nessuna discriminazione"
Secondo i giudici del Tribunale di Pisa, dietro al licenziamento della donna non ci sarebbe alcuna discriminazione, ma solo questioni economiche. La ditta pisana sostiene che il licenziamento è stato causato esclusivamente dalla soppressione della mansione della donna, per via delle esigenze di bilancio. L'azienda inoltre avrebbe saputo della volontà di effettuare un percorso di transizione soltanto dopo il licenziamento; anche nella mail inviata dalla donna non ci sarebbero riferimenti al cambio di sesso.
I giudici del Tribunale di Pisa quindi hanno dato quindi ragione all'azienda, valutando il licenziamento come dovuto a ragioni esclusivamente economiche, senza discriminazione alcuna. Ora la parola passa alla Corte d'Appello di Firenze, a cui la donna ha deciso di rivolgersi.