Modena, Salvatore Montefusco uccise la moglie e la figliastra ma evita l'ergastolo: "Motivi umanamente comprensibili, obbligato a lasciare casa"
Per i giudici è "plausibile" che, come riferito da Montefusco, quando Renata gli disse ancora una volta che avrebbe dovuto lasciare la casa questo "abbia determinato nel suo animo, come dallo stesso più volte sottolineato, quel black-out emozionale ed esistenziale che lo avrebbe condotto a correre a prendere l'arma"
La Corte d'assise di Modena ha emesso la sentenza riguardo al doppio femminicidio compiuto da Salvatore Montefusco. Il 60enne ha ricevuto una condanna a 30 anni evitando l'ergastolo per l'uccisione della moglie Gabriela Trandafir e la figliastra Renata di 22 anni. Il delitto avvenne a Cavazzona di Castelfranco Emilia il 13 giugno 2022 in un contesto di forte conflitto tra Montefusco e le due donne con presentazione di denunce reciproche. L'uomo uccise a fucilate le due, tuttavia per la Corte non merita la massima pena, sostanzialmente perché spinto da "motivi umanamente comprensibili".
Modena, Salvatore Montefusco uccise la moglie e la figliastra ma evita l'ergastolo: "Motivi umanamente comprensibili"
Ma quali sono questi motivi? Sostanzialmente, l'uomo fu obbligato a lasciare la casa. Per i giudici il movente "non può essere ricondotto e ridotto a un mero contenuto economico" sulla casa dove vivevano. Ma è piuttosto da riferirsi "alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall'imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell'ambito del menage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l'abitazione familiare" e con essa anche controllo e cura del figlio.
Per i giudici è "plausibile" che, come riferito da Montefusco, quando Renata gli disse ancora una volta che avrebbe dovuto lasciare la casa questo "abbia determinato nel suo animo, come dallo stesso più volte sottolineato, quel black-out emozionale ed esistenziale che lo avrebbe condotto a correre a prendere l'arma" a pochi metri di distanza e uccidere le due che "mai e poi mai" secondo quanto affermato dai testimoni sentiti in aula, aveva prima d'allora minacciato di morte. La concessione delle generiche considera la confessione, la sostanziale incensuratezza, il corretto contegno processuale e la "situazione che si era creata nell'ambiente familiare e che lo ha indotto a compiere il tragico gesto". Nel giudicare l'equivalenza tra attenuanti e aggravanti non si può non tenere conto, per la Corte, "di tutta quella serie di condotte unilaterali e reciproche che, susseguitesi nel tempo e cumulativamente considerate" se pure non hanno integrato l'attenuante della provocazione "hanno senz'altro determinato l'abnorme e tuttavia causale reazione dell'imputato".