Sanità, sospese dal Tar 1.113 nuove tariffe SSN, accolto ricorso dei laboratori, livelli essenziali assistenza fermi dal 2001
Slitta al 28 gennaio l’entrata in vigore dei nuovi livelli essenziali delle prestazioni sanitarie garantite dallo Stato, 35% delle tariffe sono bloccate
La prevista entrata in vigore delle nuove tariffe sanitarie, legate al Servizio Sanitario Nazionale, subisce un ulteriore rinvio. Il Tar del Lazio ha infatti deciso di sospendere il decreto del Ministero della Salute del 26 novembre 2024, che avrebbe aggiornato i nomenclatori relativi alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica.
Il provvedimento, noto come “Decreto Tariffe”, avrebbe dovuto apportare un significativo aggiornamento ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ferme dal 2001 e attendono di partire dal 2017.
Tuttavia, il tribunale ha accolto il ricorso presentato da alcune associazioni del settore dei laboratori, evidenziando come il decreto sia stato adottato a distanza di oltre vent’anni dai precedenti aggiornamenti, rendendo ingiustificabile l’urgenza invocata.
Nuove tariffe sospese fino al 28 gennaio
Secondo i ricorrenti, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi che rappresentano il gruppo Forum Team-Legal Healthcare, il decreto presenta carenze istruttorie e metodologiche. In particolare, non avrebbe tenuto conto dell’aumento dei costi operativi legati alla crisi economica e sanitaria degli ultimi anni. La procedura di approvazione è stata giudicata lacunosa e inadeguata nel rappresentare le esigenze delle strutture accreditate a fornire i servizi sanitari oggetto del decreto.
La sospensione decretata dai giudici riguarda specificamente le tariffe per le prestazioni ambulatoriali, mentre quelle protesiche restano valide. La decisione finale è stata rinviata e sarà discussa nuovamente il 28 gennaio 2025 in sede collegiale, ma nel frattempo si prevede un periodo di confusione amministrativa.
Il nuovo decreto avrebbe introdotto modifiche a oltre 1.113 tariffe su un totale di 3.171 prestazioni, più di un terzo del totale, con un incremento complessivo di 550 milioni di euro destinati a finanziare i servizi aggiornati. Tuttavia, il blocco imposto dal Tar costringerà le Regioni, che avevano già adeguato i propri sistemi, a tornare temporaneamente alle vecchie tariffe, un processo che potrebbe non essere completato entro i tempi previsti.
"Il decreto non prende i conto i costi reali delle prestazioni"
Le novità del decreto avrebbero impattato soprattutto ambiti come la procreazione medicalmente assistita che si potrà essere svolta in ambulatorio, ma anche la radioterapia, screening neonatali e alcune prestazioni oculistiche come l'intervento alla cataratta.
Le associazioni come di difesa dei diritti civili dei malati Cittadinanzattiva e il Coordinamento delle associazioni dei malati cronici e rari avevano accolto con favore la decisione del governo, affermando che la decisione dl governo di aggiornare le liste dopo 25 anni avrebbe garantito più cure e prestazioni ai cittadini.
Ma per i legali delle associazioni di categoria dei laboratori, "l'istruttoria che ha condotto all'approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate". Il decreto risulterebbe "illegittimo per violazioni di norme Costituzionali", secondo i promotori del ricorso.
Il Ministero della Salute dovrà adesso ripristinare le vecchie tariffe seguendo le disposizioni dei giudici e comunicare il cambiamento alle Regioni, che però intanto avevano già aggiornato i nomenclatori e potrebbero non riuscire ad adeguarsi in tempo alla decisione del Tar.