John Elkann e "l’infanzia ortodossa" con la mamma Margherita: i semi del rancore che porteranno alla guerra sull’eredità Agnelli
Il matrimonio di Margherita a 19 anni con l’allora venticinquenne Alain Elkann, giornalista e scrittore, di famiglia ebraica, cittadinanza italiana francese e americana, sembrava la classica favola. Così non è stato
Margherita Agnelli aveva 21 anni quando a New York l’1 aprile 1976 mise al mondo il primo dei suoi otto figli, John Elkann. Ricca lei, già ricco il neonato e una vita apparentemente in discesa. Mai come in questo caso le apparenze ingannano. La guerra giudiziaria e, da ultimo, le parole durissime di John sulle violenze subìte lo dimostrano. Eppure il matrimonio a 19 anni con l’allora venticinquenne Alain Elkann, giornalista e scrittore, di famiglia ebraica, cittadinanza italiana francese e americana, sembrava la classica favola.
Il matrimonio
Così scriveva la Stampa il 12 settembre 1975: "(Lui) È un giovane alto di un’eleganza tranquilla e il sorriso allegro… (Lei) Una corta zazzera bionda riccioluta spicca tra i lampi dei fotografi. Al braccio del padre Margherita Agnelli sembra più esile e minuta di quanto non sia. Giovanni Agnelli, presidente della Fiat e della Confindustria, sindaco di Villar Perosa, oggi è soltanto un padre felice. Il "sì" di entrambi è forte e chiaro". Ed è un “sì” che unisce ricchezze e poteri di famiglie ebraico-cattoliche vicine, industriali e banchieri che da Parigi a New York frequentano gli stessi circoli economici e politici. Ma dura poco. E da qui in poi si apre un altro mondo e comincia un’altra storia, forse all’origine di quel rancore profondo che manifesta John Elkann quando, tra l’altro, dice di sua madre al settimanale francese Le Point: "É una persona naturalmente violenta, piena di risentimento. Denigrava nostro padre. (...) La situazione è peggiorata con la sua nuova vita: avere questi tre figli da un precedente matrimonio era un problema". La “nuova vita”, appunto.
Il divorzio degli Elkann
La chiave è il divorzio di Margherita (oggi 69 anni) da Alain Elkann (74) e la nuova famiglia creata nel 1982 con il suo secondo marito, il conte di origine russa Serge de Pahlen (80), di stretta osservanza religiosa greco-ortodossa, ben introdotto nell’apparato di potere ex sovietico e in ottimi rapporti con i pezzi grossi del partito, Vladimir Putin compreso, tanto da diventare l’ambasciatore della Fiat in Russia. L’educazione dei figli segue i rigidi schemi dell’ortodossia. I tre Elkann dal 1982 (John 6 anni, Lapo 5, Ginevra 3) crescono bambini e adolescenti, per anni a Rio de Janeiro, nella nuova famiglia allargata. Tra il 1983 e il 1990 nascono i cinque figli de Pahlen. E l’orizzonte culturale di riferimento è decisamente diverso da quello del resto della famiglia Agnelli a Torino. Poca mondanità, riservatezza, solide regole religiose e di convivenza familiare, la nuova Russia come riferimento.
L’allontanamento dalla madre
Gli Elkann crescendo progressivamente si allontanano dalla madre, appoggiandosi anche al nonno Gianni che addirittura avrebbe pensato a un certo punto di adottare John. Germogliano in questo contesto familiare i semi del risentimento. Un’altra tappa, che incrocia la gestione industriale, avrebbe ancor più accentuato le distanze e raffreddato gli affetti: quando John, ormai legittimato dagli atti successori a essere azionista di riferimento e guida del gruppo, nel 2005 licenzia l’alto dirigente Serge de Pahlen.
La battaglia legale
Il rancore deposita ruggine, il dissidio sull’eredità, apparentemente risolto con gli accordi del 2004, diventa faida. Nel 2007 Margherita avvia un’offensiva legale senza precedenti nella storia degli Agnelli e delle grandi dinastie imprenditoriali italiane. L’atto più clamoroso e dirompente arriva però nel dicembre 2022 quando con i suoi legali decidono di cambiare registro: dal civile (dove tutto era impantanato in mezzo a questioni di diritto) al penale. È l’esposto che denuncia con ampia documentazione la sospetta residenza fittizia in Svizzera di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli e madre di Margherita, e le presunte manovre illecite dei tre Elkann per garantire questa apparenza. La Procura di Torino acquisisce le carte di Margherita e affonda gli artigli.
Con i pm in campo anche la diplomazia legale e quella familiare devono fare un passo indietro. La guerra adesso è fuori controllo. Non ci sono colpevoli né decisioni ma questo scenario è già di per sé una temporanea “sentenza” sfavorevole a John. Il presidente di Stellantis viene scoperto, anche per “colpa” della madre, con finanziarie e patrimoni in paradisi fiscali, una galassia e una modalità di gestire i “risparmi” discutibili per un leader d’impresa di tale livello. Prassi o reati, si vedrà. Intanto è indagato con i fratelli Elkann e alcuni professionisti a lui vicini. La procura lo accusa di truffa ai danni dello Stato e frode fiscale. È a febbraio 2024 che l’inchiesta prorompe sui media. L’effetto collaterale più preoccupante per gli Elkann è la piega che potrebbe prendere il procedimento civile torinese sull’eredità, acquisendo (come è avvenuto) atti dell’inchiesta penale. Anche i nervi dell’algido John hanno un sussulto dopo anni di sostanziale silenzio e delega agli avvocati.
Le accuse di violenze
A metà maggio esce il libro di Jennifer Clark “L’ultima dinastia” che rivela retroscena inediti della complicata convivenza degli Elkann con la famiglia de Pahlen. A fine maggio John racconta al quotidiano Avvenire delle “violenze fisiche e psicologiche” della madre su lui stesso e su Lapo e Ginevra. Ora con maggiori dettagli e toni ancor più duri racconta la sua verità nel reportage di Le Point. Senza più salvare le apparenze.
Di Mario Gerevini (fonte Il Corriere della Sera)