Aldo Spinelli chiuderà con il patteggiamento la vicenda che lo ha portato ai domiciliari nell’ambito della maxi inchiesta per la corruzione (l’udienza per lui, Giovanni Toti e Paolo Signorini è fissata al 18 dicembre davanti al giudice Matteo Buffoni), per l’imprenditore si profila un processo collegato alla perquisizione effettuata dalla guardia di finanza il 7 maggio, giorno dell’arresto.
Quel giorno a casa di Spinelli a Villa Carrara, le fiamme gialle avevano trovato, oltre a circa 200mila euro in contanti, 3 fucili da caccia: un fucile a calibro 28 a canne giustapposte (doppietta) marca Bernardelli, uno di calibro 20 monocanna marca “Fabbrica Nazionale Armi” e di infine un fucile semiautomatico calibro 12 marca Breda. Di quei fucili Spinelli aveva detto ai suoi avvocati Andrea Vernazza e Alessandro Vaccaro di non ricordare nemmeno l’esistenza. In realtà come è emerso dagli accertamenti richiesti dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, le armi erano stati ereditati dalla suocera dell’imprenditore. Lei li aveva regolarmente denunciati, mentre l’imprenditore oggi 84enne no. Il reato è quindi quello previsto dall’articolo 697 del codice penale che punisce l’omessa denuncia di un’arma. Si tratta di un reato ‘contravvenzionale’ che potrà essere punito con un’ammenda. Il processo è stato fissato davanti al giudice Canepa il 25 marzo 2025.