Genova, lavoratori sfruttati dal titolare e senza adeguate protezioni, sequestrato il circo Madagascar

Indagini avviate dai carabinieri e dall'Asl dopo un grave incidente: un operaio indiano era rimasto in coma per mesi dopo una caduta da 20 metri d'altezza

Uno sfruttamento dei lavoratori più deboli; è quello che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata a Genova dal giudice Paola Faggioni che ha portato al sequestro del circo Madagascar e all’obbligo di dimora per il proprietario Oreste Gravagna. Un sistema di capolarato svelato grazie a un grave infortunio sul lavoro che l'impresario, come rivelano le indagini degli ispettori della sicurezza sul lavoro dell'Asl e dei carabinieri, aveva cercato di dissimulare.

Singh Ranjeeet, 44 anni, era precipitato da 20 metri a causa del forte vento che soffiava su piazzale Kennedy il 26 aprile 2023, Gravagna lo aveva fatto “sollevare da terra di peso e spostare” da altri lavoratori irregolari come lui fuori dal tendone, vicino a un camion per raccontare che era caduto da 2 metri e non da 20. “Aveva fatto pulire il sangue dal figlio minorenne”, spiegherà poi uno dei colleghi sentiti dai carabinieri e lo aveva fatto accompagnare in ospedale non dai suoi colleghi ma dalla cognata in modo che concordasse la versione falsa.

La verità su quell’incidente e sul sistema di sfruttamento di una ventina di lavoratori in nero, tutti di nazionalità indiana era emersa solo quattro mesi dopo i fatti, quando Ranjeeet era uscito dal coma. Guadagnavano, in base a quanto hanno raccontato alcuni di loro, tra i 180 e i 250 euro a settimana, lavorando almeno 10 ore al giorno e 7 giorni su 7. Uno di loro ha spiegato che l’unica volta che si è dovuto assentare un giorno dal lavoro, il titolare gli aveva decurtato 80 euro dallo stipendio. I lavoratori vivevamo ammassati in 15 in un unico caravan con un unico bagno per tutti e dovevano anche provvedere alla manutenzione del mezzo. Di protezioni non ne avevano mai avuto, pur avendole chieste più volte – hanno raccontato ai militari. Solodopo l’infortunio “ci ha dato gilet catarifrangenti, caschi e cinghie – ha spiegato uno di loro ai militari – ma ci ha detto che potevamo usarli solo su disposizione”.