Piccolo elogio del miglior suprematismo bianco e del buon patriarcato, di quello buono e non tossico
Quando le frasi fatte di destra e di sinistra nascondono malamente verità storiche e sociali semplicemente innegabili
Sissignore, lo facciamo veramente l'elogio del suprematismo bianco, e pure del patriarcato! Beh, almeno di quello buono e non tossico. Eh si, e non è una iperbole, non è un paradosso, non è una "provocazione" (termine che usavano e in realtà ancora usano i frasifattisti soprattutto DESINISTRA per definire qualsiasi pensiero non allineato al dogma del SINISTRATO MEDIO). Non è nemmeno una classica sparata DESTRONZA modello Feltro Feltri: è proprio una constatazione congruente quanto anche un tantinello irrevocabile.
E la facciamo anche in poche parole, senza perdersi in premesse dai tempi di Patroclo, Porsenna, Anco Marzio e Muzio Scevola, e persino di Pippo Baudo (compreso).
Sì, certamente, la facciamo perché, nonostante sia già in netta fase di decadenza, la lagna della subcultura revisionista piangina anti-occidentale e cancellista è veramente insopportabile, perché è odiosa e liberticida, perché è stupida come una nutria strafatta di crack e perché ovviamente si basa su sentimenti à la mode, come pure basati su una ignoranza immarcescibile e sconfinata. La velocità megaparsec con cui nacque tale subcultura e la velocità con cui si sta letteralmente sfarinando sarebbe già motivo di sufficiente sfottò, anche senza guardare i commenti scritti o filmati delle moltitudini di neurodeprivati che balbettano sempre le stesse frasucce fatte in stile pidiota. Che siano politicanti o personaggini da rotocalco o pseudogiornalisti famosi, o che siano semplici UTONTI di FESSBOOK, INSTAGRAMO o consimili, Dio li perdoni.
Cionondimeno lo sintetizziamo a pennellata certa: il suprematismo bianco (ovviamente nelle sue caratteristiche di base, e non in quelle degeneri) non solo è cosa buona e giusta, ma è anche la unica fottuta carta che la Umanità, nella sua scimmiesca origine e vocazione, ha da giocarsi per salvarsi il deretano flaccido e foruncoloso (nemmeno più irsuto come i propri ignobili antenati usavano sfoggiare a piè sospinto), prima che il pianeta ci riporti al ruolo originale di irrilevanza o che lo stesso universo collassi raggiunta la massima espansione possibile.
Più facilmente spiegato: la salvezza dello umano genere dalla DISSIPATIO H.G. (e non solo quella di Guido Morselli) a chi sarebbe in carico sennò, agli amerindi coi loro zufoli di legno sghembo?
Ai muscolari africhesi che però non sanno nuotare?
Ai tumultuosi arabi la cui sommità enogastronomica sono le schiere di datteri che se ne mangi troppi ti viene la nausea?
Agli indiani, quelli col turbante e il curry pure nella cheesecake, che parlano inglese con accento quasi peggiore dei napoletani?
Agli incliti ed enigmatici siamesi e ai loro ladyboys?
Ai filippini che se magnano gli uovi col pulcino dentro?
Agli indonesiani il cui vertice di celebrità è stata la isola di Mompracem, descritta da uno scrittore di Tomenighe di Sotto nel comune di Negrar?
Ai maori che fanno le smorfiette buffe sui campi da rugby?
Agli aborigeni australiani, non propriamente depositari dell'arte della Haute Couture parigina?
Ai cinesi, con sto esercito di terracotta dove non se ne riconosce uno in faccia neanche con le meches bionde (disclaimer; questa battuta è anche inaccurata: i guerrieri di terracotta erano dipinti a colori accesi); i cinesi che magnano canetti e topi fritti? Ma che davvero?
No dai su.
Siamo tutti più o meno parenti a questo mondo: nessuno sa con esattezza se la teoria, cosiddetta "Out-of-Africa" che ci vedrebbe tutti derivati da un unico ceppo africano sia più certa della opposta teoria cosiddetta multiregionale, che vedrebbe gli ominidi sorti in più punti geografici. Comunque resta il fatto che siamo tutti terrestri e tutti ugualmente scemi o in ridottissima parte meno scemi. Ma sul serio vogliamo ignorare che gli europei sono quelli che sono riusciti meglio degli altri parenti terricoli ad alleviare un po' di più la miseranda condizione umana, pur male ed a capocchia, ma pur sempre con un po' più di strumenti concreti, anche proprio di umanità, rispetto ai cugini che la propagandina wokista-cancellista vorrebbe fatta quasi esclusivamente di santi e martiri, mentre tutti ugualmente turpi e magnifici siamo noi tutti, solo magari in Europa meglio vestiti e calzati, e certamente con miglior musica (perché diciamolo) e con decisamente migliori produzioni enogastronomiche? E sennò ditecelo che dalla Patagonia alla Kamchatka la Torta fritta, il Culatello, il Parmigiano e il Lambrusco lo facevano meglio loro, dai tempi di Atahualpa e Gengis Khan, dai, ditecelo!
Il suprematismo bianco, almeno quello sano, non certo quello del peggiore imperialismo schiavista e liberista, se lo merita, questo pianeta: gli altri non granché han saputo inventare di meglio, pur tentando talvolta, e manco sempre.
E cosa simile per il patriarcato, ovviamente non quello criminale del padre padrone, ma semmai quello di una figura patriarcale amorevole, positiva e responsabile: non a caso oggi la parola "patriarcato" assume, modaiolamente, una accezione negativissima e persino criminogena; mentre la parola "patriarca" conserva tuttora un significato protettivo e benevolo. Ma si sa, per costruire una società peggiore e più schiava e stupida bisogna fare tabula rasa del passato, possibilmente in ogni sua forma. Poi ovviamente, È OVVIO che ci sono gli elementi OSCENI del suprematismo bianco e del patriarcato: gli abusi, lo sfruttamento, la violenza, anche la degenerazione. Non a caso la decadenza dell'Occidente nasce proprio in Occidente e con gli errori e le mostruosità dell'Occidente stesso. Arte, moda, musica e gastronomia comprese. Siamo arrivati da Caravaggio e Picasso alla banana di Cattelan, da Armani allo pseudo-Balenciaga, dai Pink Floyd ai rave party techno dove non si balla neanche più, da Artusi ed Escoffier alla carne da laboratorio e alle larve in blister.
Sì, siamo scemi anche noi suprematisti bianchi e nostalgici di benevoli figure paterne, in realtà esattamente come gli altri, smentendo un poco la tesi di fondo. Non solo siamo tutti parenti, ma pure parenti-serpenti, ma pur sempre nella stessa barca. Ma pure tua mamma e/o sorella, se ascolta Toto Cotugno o il Pulcino Pio (e soprattutto i sermoni di Piero Pelù) ti vien voglia di defenestrarla. Figurati se ascolta gli zufoli cinesi.
No grazie, ci teniamo l'adagio di Albinoni, pure se fa piangere. Grazie.
Di Lapo Mazza Fontana.