Genova, rinunciò alla stupro dopo aver picchiato e spogliato la vittima, i giudici gli dimezzano la pena

Operaio condannato a due anni di reclusione. La corte d'appello ha tenuto conto della “desistenza volontaria”. La donna era stata massacrata di botte

I giudici di secondo grado del tribunale di Genova hanno assolto l’imputato dall’accusa principale di tentata violenza sessuale, riqualificandolo in violenza privata. L'uomo era sotto processo per aver massacrato di botte in un casolare dell’entroterra una donna conosciuta in discoteca la sera della feste delle donne perché non voleva avere un rapporto con lui. I magistrati hanno applicato la condizione della “desistenza volontaria”. Si tratta della rinuncia, da parte del soggetto coinvolto, a compiere volontariamente l’azione illecita. In questo caso la violenza sessuale.  Sulla base di questa decisione i giudici hanno dimezzato la pena ad un operaio di 31 anni che, nel marzo del 2023, era stato arrestato dalla polizia per aver picchiato e tentato di violentare una ragazza ucraina, che la sera dell’8 marzo aveva incontrato in un locale notturno e con cui era andato in un casolare sopra le alture di Campomorone, comune alle spalle del capoluogo. In primo grado l’operaio era stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione.

Ma la corte di secondo grado ha ribaltato la sentenza riducendogli la pena a due anni e derubricando il reato principale per cui era imputato di tentata violenza sessuale. I magistrati hanno spostato la linea dell’avvocato difensore, che nella arringa aveva evidenziato come il suo assistito non fosse imputabile per il tentato stupro perché era nella condizione di commetterlo (la vittima era stata spogliata ed era priva di sensi in quel momento) ma aveva desistito volontariamente dal compiere il reato. I giudici lo hanno riconosciuto dunque colpevole solo dei reati di lesioni gravi e di violenza privata. Il primo capo di imputazione gli è stato applicato per aver picchiato a sangue la donna, facendogli battere più volte la testa contro il muro, fino a farle perdere i sensi. Il secondo reato è legato al fatto che l’uomo ha spogliato la vittima all’interno del casolare. La vittima era stata ricoverata a lungo all’ospedale San Martino di Genova in prognosi riservata. Si era ripresa solo dopo sessanta giorni di ricovero, riportando danni gravissimi alla testa e alle mani. I medici le avevano diagnosticato gravi traumi per l’aggressione subita. E in particolare «una emorragia cerebrale e fratture multiple dell’orbita». Procura e polizia, due mesi dopo i fatti, erano riusciti ad arrestare l’autore del pestaggio. A finire in carcere un operaio genovese di 31 anni.