Rapallo, violenze e abusi su tre ragazze in spiaggia a Capodanno, condannati tre ventenni egiziani
La più grande delle vittime era stata costretta a un rapporto sessuale completo, le altre due - tra cui una quattordicenne - pesantemente molestate
Tre giovani di origine egiziana poco più che ventenni sono stati condannati dal tribunale di Genova per uno stupro di gruppo avvenuto la notte di Capodanno di due anni fa sulla spiaggia di Rapallo. I tre sono stati condannati con rito abbreviato a pene comprese tra 5 anni e 2 anni e otto mesi. Tre le vittime, due sorelle di 24 e 18 anni residenti a Roma e un’amica di soli 14 anni.
Le ragazze erano in vacanza a Rapallo per trascorrere le feste. La notte di Capodanno, insieme a un loro amico, dopo aver visto i fuochi d’artificio erano andate agli autoscontri dove avevano conosciuto i tre egiziani. Tutti insieme si erano spostati in spiaggia a chiacchierare, ma poco dopo la situazione era degenerata. Uno dei ragazzi aveva portato la ventiquattrenne dietro a uno scoglio. Lei lo aveva seguito volontariamente – come ha raccontato la ragazza agli inquirenti, un po’ perché aveva bevuto molto quella sera e poi perché il ragazzo le piaceva – ma quando lui aveva cominciato a spogliarla aveva inutilmente provato a opporsi. Così lui l’aveva costretta a subire un rapporto sessuale completo finché lei – ripresasi dallo choc di quello che le stava accadendo – non era riuscita ad allontanarlo.
Nel frattempo era arrivato anche l’amico che voleva anche lui violentarla ma la ragazza era riuscita a scappare e a raggiungere la sorella diciottenne che a sua volta era stata pesantemente palpeggiata da uno dei tre ragazzi. E gli stessi approcci aveva subito la quattordicenne, finché le tre ragazze, insieme all’amico, erano riuscite a riunirsi e ad andarsene. Immediatamente erano tutti insieme andati dai carabinieri. La più grande era stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna dove i primi accertamenti avevano confermato l’avvenuta violenza. La sorella, la quattordicenne e l’amico in caserma avevano raccontato quanto accaduto. Quest'ultimo aveva anche scattato alcune foto degli aggressori, risultate decisive per il riconoscimento e l’individuazione dei responsabili.