Turetta nel memoriale: "Ho 20mila foto di Giulia nel cellulare, la mia prima e unica ragazza, sono sempre stato uno sfigato"

"Sul cellulare ho tra le 15 e le 20mila foto di lei. Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un'abitudine", scrive Turetta nel memoriale

Dal memoriale di 90 pagine che Filippo Turetta, ha scritto in carcere, emergono nuovi dettagli. Tra cui la più importante, che rivela l'ossessione per Giulia Cecchettin, la sua prima e unica ragazza: "Sul cellulare ho tra le 15 e le 20mila foto di lei. Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un'abitudine", scrive. Turetta sostiene nel suo scritto che Giulia, o meglio, Lei come scrive lui "non era preoccupata o infastidita da questo". Come ben si sa, Giulia è stata fotografata anche nel pomeriggio dell'11 novembre al centro commerciale "Nave de Vero" di Marghera.

Turetta nel memoriale: "Ho 20mila foto di Giulia nel cellulare, è stata la mia prima e unica ragazza, sono uno sfigato"

Nel suo memoriale Turetta tocca tanti temi, tra cui quello che Giulia "è stata la mia prima e sola ragazza". Un senso di solitudine che è poi sfociato in ossessione quando l'ha ragazza l'ha lasciato, dopo esser stata lei ad approcciare per prima, racconta Turetta. Se lei non l'avesse fatto, Turetta non ci avrebbe mai provato: "Ho sempre avuto pochi amici ed è la cosa che spesso mi dispiaceva di più. Io spesso mi sentivo solo e questa solitudine mi pesava, vedevo tanti invece per cui non era così e che avevano dei bei gruppi di amici e/o erano fidanzati. Io ero un po’ invidioso di questo perché avrei desiderato almeno uno dei due ma niente. Mi sono sempre sentito molto sfigato".

Racconta di aver anche pensato di rimandare il delitto: "Mi dicevo magari ci penso ancora un po’, in caso potrei farlo una prossima volta preparandomi meglio. Poi però le cose sono andate diversamente, con la consapevolezza che la storia era al capolinea, è esplosa la rabbia. Ho iniziato a colpirla con il coltello in modo frenetico".

Poi i momenti dell'omicidio: "Ero accasciato sopra di lei -scrive il 23enne - che era per terra e continuava a gridare forte. In quel momento volevo toglierle la vita. Non ne potevo più di sentirla urlare, volevo che la smettesse, avrei voluto tornasse in macchina  ma ormai era impossibile. Volevo che tutta quella situazione finisse al più presto. Ho iniziato a colpirla con il coltello, avrei voluto darle solo un colpo al collo perché fosse meno 'doloroso' e più veloce possibile ma lei si difendeva con entrambe le braccia e spostava il corpo. Così ho iniziato a colpire più velocemente possibile". Poi non ha guardato più il suo volto: "Credo di aver evitato di guardare più in basso. Ad un certo punto è come non la avessi sentita più urlare. Era in silenzio. Non avrei mai voluto colpirla sul viso, la cosa mi ha inorridito".

Turetta non aveva detto tutta la verità sull'omicidio di Giulia nel primo interrogatorio con i magistrati perché – ha raccontato –temeva che i suoi genitori pensassero "che potesse esserci una sorta di premeditazione". In realtà sono andati a trovarlo in carcere, a Verona: "Erano ovviamente scossi e scioccati emotivamente. Non riuscivano ad accettare la cosa" e questo "senza che pensassero che potesse esserci una sorta di premeditazione". Qualche giorno fa il 22enne ha fatto la sua comparsa per la prima volta in tribunale. Ad attenderlo c'era anche Gino Cecchettin, papà della vittima il quale non ha avuto dubbi nell'asserire che "oggi abbiamo capito chi è Filippo Turetta".